Sequestrata e dimenticata i misteri di Wallis Simpson

Martedì 8 Settembre 2015
Sequestrata e dimenticata i misteri di Wallis Simpson
La chiamavano “L'orribile divorziata americana”. Era il 1936 e - dopo che si seppe che il re Edoardo VIII d'Inghilterra aveva intenzione di abdicare per sposarla – per strada, mentre girava per Londra, accadde più di una volta che qualcuno la pungesse usando spilloni da cappello. Odiatissima, ma anche adorata fino alla perversione, Wallis Simpson, americana di Baltimora - due volte sposata (e divorziata) con tipi insignificanti, prima della terza unione con il duca di Windsor - è stata la protagonista della storia d'amore più famosa del ‘900. Dopo una vita volutamente esagerata, sotto i flash e i pettegolezzi di tutto il mondo, Edoardo morì di cancro e lei scomparve dalle scene. Al punto che, quando il “Sunday Time” di Londra chiese alla sua giornalista più brava, Caroline Blackwood, di scrivere un articolo sulla “duchessa di Windsor” più di qualcuno la riteneva già morta. Invece era finita - dopo che, a 76 anni e ormai stanca, aveva licenziato il fedele maggiordomo Von Stroheim - nelle grinfie di Maître Blum, un'avvocata di origine ebrea famosa per aver curato gli interessi delle più grandi case produttrici di Hollywood e di personaggi come Rita Hayworth, Charlie Chaplin, Walt Disney. E' dall'incontro con Suzanne Blum che comincia la storia narrata da Blackwood nel libro “La duchessa” (Codice Edizioni - 19,60 euro): un misto di cronaca investigativa raffinata e spy story che vira nella tragedia. Maître Blum fece della duchessa di Windsor la sua prigioniera tanto che nessuno, nemmeno gli amici più antichi e cari, riuscì a vedere Wallis Simpson negli ultimi 15 anni della sua vita (morì nel 1986, il 24 aprile). Dal primo incontro della giornalista – che a sua volta meriterebbe un libro: erede dei Guinness, ricchezza che rifiutò, seconda moglie di Lucian Freud, l'affascinate artista nipote del padre della psicanalisi, poi sposata al compositore Israel Citkowitz e quindi al poeta Robert Loweel, morto abbracciando il ritratto che di lei aveva fatto proprio Freud – la storia della duchessa scomparsa viaggi a ritmi intensi e le 297 pagine sono dense di suspence. Da un lato Maître Blum che vuole raccontare di se stessa e continuare a nascondere la duchessa, dall'altro la giornalista-investigatrice che scava tra misteri, eccessi e piccolezze dei Windsor. Edoardo, per esempio, fu allevato per 5 anni da una tata demente che ogni volta che lo presentava ai genitori per la visita quotidiana gli conficcava le unghie nella carne per farlo piangere e tenerlo con se: i regali mal sopportavano un bimbetto sempre frignante e si allontanavano. Wallis venne costretta – mentre stava divorziando dal suo primo marito, pilota d'aereo alcolizzato - ad assistere alle esibizioni dell'uomo con le prostitute nei bordelli di Hong Kong; e da qui ebbe origine l'alone di voci sulla sua conoscenza di tecniche di seduzione orientali. Lontano dal gossip dei rotocalchi, il libro di Caroline Blackwood è uscito dopo la morte di Maître Blum per evitare grane legali. Il testo è moderno e magistrale per due motivi: per la puntuale narrazione della storia di un “plagio” - o dell'ostinazione dell'avvocatessa che fece restare in vita, aiutata da un maggiordomo francese e qualche infermiera, il corpo di una donna malata e ormai invisibile - e per la ricostruzione della storia di una coppia che, poco amata da molti sudditi e invisa a tutta la corte, fece di tutto per condurre una vita regale.
Wallis ed Edoardo si muovevano (anche mentre l'Europa era martoriata dalla guerra) con oltre 200 valigie. La loro servitù era composta da decine di persone, molte delle quali impiegate solo a portare a passeggio i cagnolini. Quando si recava in visita da amici, Wallis viaggiava con un baule-forziere ricolmo di scatole d'oro di Fabergé, pietre preziose e gioielli: lo faceva collocare sotto il proprio letto. Una volta, mentre era ospite della duchessa di Malborough, venne derubata e una parte dei preziosi (orecchini spaiati) furono ritrovati spersi nel campo da golf; il duca – che la ricopriva di pietre preziose – fece realizzare subito delle copie. Ma i gioielli preferiti da Wallis erano quelli appartenuti alla "suocera", la regina Alessandra, “sono miei e nessuno li toccherà” ripeteva. Sono finiti tutti all'asta.
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