BELLUNO - (d.t.) Bellunesi con l'acqua alla gola. Si moltiplicano i casi di bollette dell'acqua con cifre stratosferiche che mandano in dissesto utenti e famiglie. Come si moltiplicano le bollette inviate all'associazione "La sorgente trasparente" per costituire il dossier da allegare alla class action. Dopo l'sos lanciato da Confcommercio per le attività commerciali e gli alberghi, in netta difficoltà a sostenere il peso del più 29,46% nelle tariffe del servizio idrico integrato, e dopo il caso dell'operaio feltrino, costretto a farsi la doccia al lavoro per risparmiare l'acqua di casa, ecco la nuova storia. Anna, cinquantenne bellunese, disoccupata da oltre due anni, si vede recapitare nella buchetta delle lettere una bolletta da oltre 300 euro. La sorpresa si mescola allo sconforto nell'aprire la busta intestata di Bim Gsp. Perché quella cifra, corpulenta e inesorabile, pesa come un macigno. Anna non sa come fare a reperire 300 euro: dovrà rinunciare a tutto, anche al cibo. Soprattutto non si capacita di come sia possibile aver raggiunto un consumo di acqua da oltre 300 euro. Negli ultimi mesi ha ridotto a zero i consumi: ha addirittura dovuto rinunciare alle sue piante di geranio per evitare di dar loro l'acqua. «La signora Anna ha aderito alla class action, rinunciando a comprarsi il pane pur di pagare la quota di adesione - racconta Simona Lorenzon, dell'associazione La sorgente trasparente -. E come lei, molti altri, che quotidianamente ci fanno avere le loro bollette da capogiro. Chi governa Gsp si metta una mano sulla coscienza».
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