Levego frazione dimenticata: strada pericolosa e senza servizi

Giovedì 19 Settembre 2019
Levego frazione dimenticata: strada pericolosa e senza servizi
LE RICHIESTE
BELLUNO Vien da pensare che Cristo si è fermato a Levego, parafrasando il titolo del noto romanzo di Carlo Levi, ascoltando il j'accuse di Antonio De Cia, un cittadino originario di Sovramonte, che conosce molto bene la viabilità di Levego tanto da lanciare da farsi carico dei problemi e lanciare un appello: «serve un semaforo a chiamata e una piazzola per chi scende dall'autobus». Il settantenne, in particolare, è molto amico dei parenti della ragazza di 27 anni che il 12 settembre scorso è rimasta vittima dell'ennesimo incidente sulla strada provinciale che attraversa la frazione del capoluogo. «Lancio un appello affinchè il sindaco di Belluno intervenga con urgenza nella frazione di Levego, che nel corso degli anni, ha registrato numerosi incidenti, talvolta anche mortali», spiega Antonio De Cia, ricordando l'ultimo, ovvero quello che ha visto travolgere la 27enne.
LA PROPOSTA
«La zona è quella nei paraggi dell'asilo, dell'ex scuola elementare, proprio dove si trova la cabina dell'autovelox. Sarebbe opportuno dotare quel tratto di strada con un semaforo a chiamata, che interrompe il traffico di circa 18 secondi, quindi non creerebbe code. Ribadisco che quel punto è molto trafficato ed è necessario un intervento da parte del Comune». Per non parlare dei servizi che offre, o meglio che non offre, quella frazione, sulla quale incombe il fantasma della zona artigianale, che oltre ad aver danneggiato un biotopo di pregio, è ancora ferma. «Pare che l'ultimo autobus passi verso le 17, poi più nulla. Se qualcuno che non ha l'automobile deve spostarsi è costretto a chiamare il taxi o farsi venire a prendere da qualcuno. Ma la maggior parte dei casi la gente non si muove ricorda De Cia -. Senza parlare, poi, della piazzola dell'autobus, che andrebbe allargata e spianata con della ghiaia, non si pretende l'asfaltatura. Quando un ragazzino scende dall'autobus poggia i piedi sull'asfalto, e poi si parla di sicurezza?». C'è poi la questione delle case popolari. «A parte una ventina di abitazione di persone che possono permettersi l'automobile (e quindi spostarsi a piacimento) a Levego ci sono anche le case popolari che spesso sono abitate da persone che se escono a piedi non possono nemmeno prendersi il pane e il latte, dal momento che manca una bottega, non c'è una farmacia o una parafarmacia». Antonio De Cia commenta amaramente: «che ci sia un po' di dignità in questa frazione», non si chiede poi tanto. Dopo l'ultimo schianto c'è chi ha scritto direttamente al sindaco protestando per la rotonda mai realizzata. «Quanti incidenti dobbiamo ancora vedere prima che venga fatta una rotonda di cui si parla da 15 anni e che è diventata prioritaria - si chiedeva un abitante di Levego? Con la rotonda l'incidente di questa mattina sarebbe stato evitato».
Federica Fant
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