Gara gas: intercettati Massaro e Padrin

Mercoledì 21 Aprile 2021
Gara gas: intercettati Massaro e Padrin
IL RESTROSCENA
BELLUNO Ci sono anche il presidente della Provincia Roberto Padrin e il sindaco Jacopo Massaro tra le persone intercettate nell'inchiesta A tutto gas. La Procura non contesta ai due alcun reato ma di certo, all'epoca dei fatti, le loro chiamate e i suoi messaggi erano stati monitorati per cercare di capire il più possibile riguardo alla gara del gas su cui il pm Paolo Luca ha ipotizzato la turbata libertà degli incanti. Le persone intercettate sono addirittura 6, comprendendo i tre indagati, ovvero il sindaco Paolo Perenzin, quello di Quero Vas, Bruno Zanolla, e l'ex senatore Giovanni Piccoli, questi ultimi nella loro qualità di amministratore e direttore di Bim Infrastrutture. Oltre a Padrin e Massaro sotto controllo nelle intercettazioni degli uomini della Finanza che stavano indagando anche la responsabile unico del procedimento, cioè la dirigente Maura Florida.
INTERCETTATI, NON INDAGATI
Il punto, forse, va chiarito meglio. Padrin, Massaro e Florida compaiono negli atti della Procura soltanto come persone intercettate. Non sono (e non sono mai stati) indagati. Perché allora il pm Paolo Luca aveva deciso di monitorare le loro chiacchierate? Il motivo è abbastanza semplice. Erano le persone più interconnesse a quel mondo che ruotava intorno a Perenzin, Zanolla e Piccoli e che la Procura stava cercando di comprendere dall'interno e dall'esterno per trovare elementi in grado di rafforzare le ipotesi di reato. Come, ad esempio, la turbata libertà degli incanti nella gara del gas in provincia. I metodi utilizzati, per spiare queste sei persone, sono diversi. Si potrebbe dire che nel caso di Padrin, Massaro e Florida si è trattato di un'intercettazione light (telefonica). Per gli indagati, invece, è stato utilizzato il trojan, un malware potente che viene usato di solito per i reati di maggiore gravità. Come quelli di associazione di stampo mafioso e terrorismo. Si tratta infatti di un programma informatico maligno che, all'insaputa dell'indagato, viene iniettato su computer o dispositivi mobili per captare conversazioni, immagini, messaggi, e anche spostamenti e incontri potendo registrare con la videocamera.
L'INCHIESTA
Al centro dell'inchiesta c'è la gara per l'affidamento del servizio di distribuzione del gas in provincia. Il bando era stato discusso e approvato da tutti. Se lo aggiudicò Italgas. Bim Infrastrutture non aveva partecipato, rimanendo nell'ombra. Poi intervenne, all'improvviso. Non in modo diretto ma tramite il sindaco Perenzin con un ricorso di 42 comuni che contestavano l'ammontare del valore delle reti. Ma 17 di loro non sono metanizzati e Feltre aveva come gestore uscente proprio Italgas. Perciò non potevano vantare alcuna pretesa. Spiega il Tar: «I Comuni ricorrenti in realtà non agiscono per far valere in modo immediato e diretto un interesse proprio, ma per far valere l'interesse della società da loro partecipata». L'aumento di quel valore non avrebbe recato loro alcun vantaggio diretto: i 15 milioni di euro di scarto tra un prezzario e l'altro sarebbero finiti nelle tasche di Bim Infrastrutture e non dei sindaci. «Il gestore uscente (cioè Bim infrastrutture, ndr) conclude il Tar - sarebbe pertanto l'unico legittimato ad agire in giudizio facendo valere tali doglianze». Sulla base di quanto raccolto dalla Procura, i tre indagati avevano provato a bloccare la gara in tutti i modi: facendo pressione sul rup, affinché l'annullasse, e chiedendo aiuto al ministro Federico D'Incà definito un intermediario inconsapevole per allacciare i rapporti con Roma ed emanare un provvedimento ad hoc che potesse funzionare nel loro caso. Tentativi falliti, tutti.
Davide Piol
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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