Belluno e Milano insieme per ricordare Dino Buzzati

Mercoledì 24 Aprile 2019
Belluno e Milano insieme per ricordare Dino Buzzati
IL PROGETTO
BELLUNO Galeotta fu la mostra. Marco Perale, assessore alla cultura del Comune di Belluno, e l'omologo di Milano, Filippo Del Corno, a Cortina buttano là primi fili e primi nodi di una salda tessitura. In nome di Dino Buzzati. Con sguardo lungo, insomma, sulle celebrazioni per i 50 anni dalla morte dello scrittore, giornalista, pittore nato nella villa di San Pellegrino nel 1906. Quindi Belluno e Milano lavoreranno di concerto. A dare lo spunto all'idea, è stata l'inaugurazione dell' esposizione di fotografie di Manuel Cicchetti al Museo delle Regole d'Ampezzo, con taglio del nastro affidato all'assessore alla Cultura di Cortina, Luigi Alverà. Nessun contratto, nessuna firma. Ma un primo accordo c'è. Marco Perale usa prudenza.
«C'è un parliamoci. L'interesse, di fatto, è duplice. Intanto abbiamo stabilito il contatto, il punto finale è il 28 gennaio 2022, data del cinquantenario della morte. Con Del Corno mi ero più volte incrociato, ora abbiamo trovato il tempo per relazionarci con certa calma».
La mostra del fotografo Cicchetti ha fatto da sensale. Tra lui, Del Corno e lei esiste una sorta di triangolazione che ruota intorno all'autore de Il deserto dei Tartari. Vuole svelare il legame?
«Come presidente dell'Associazione Buzzati, che ha sede a Feltre, ho conosciuto Cicchetti che è stato regista di due opere musicali inscenate su testi di Buzzati: La famosa invasione degli orsi in Sicilia, del 1977, e Il poema a fumetti del 2001. Il cerchio si chiude con Filippo Del Corno, musicista e docente di composizione ed ora assessore alla cultura, che è l'autore delle musiche delle pièce».
Due opere musicali che arrivarono agli occhi e alle orecchie del pubblico bellunese?
«A Belluno non vennero mai rappresentate».
Quale il denominatore comune, tra Belluno e Milano, nella progettazione di eventi?
«Il pensiero che Buzzati non è di uno, ma di tutti. Ricordo che è l'autore italiano del Novecento maggiormente tradotto, più di Calvino o Moravia. E le richieste di traduzione de Il deserto dei Tartari continuano ad arrivare, specialmente dall'Asia».
Per Buzzati il castello era la redazione e il deserto era la Milano di notte. Per i lettori turghisi o mongoli?
«Nei Paesi delle steppe la lettura del Deserto dei Tartari affascina perché fa risuonare altre corde, suggerisce cose che a noi sfuggono».
Lei pensa di fruire, come passerella per la celebrazione del 2022, della prossima edizione di Oltre le Vette?
«La rassegna autunnale rappresenterà una tappa di avvicinamento, con eventi dagli echi buzzatiani. Di sicuro, ad Olv, è prevista la presentazione del catalogo della mostra di Cicchetti. Poi si vedrà».
Da assessore o presidente lei ha contatti anche con il Corriere della Sera, nell'ottica di un ricordo in comune?
«Oggi il contatto tra l'associazione Buzzati e il Corriere, dove Buzzati è considerato ancora nume tutelare, è data da Lorenzo Viganò. A proposito di Buzzati al Corriere: vorrei ricordare che a raccontare la cronaca della liberazione di Milano, il 25 aprile 1945, fu proprio la penna del giornalista bellunese».
Daniela De Donà
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