Bancomat, i colpi silenziosi dei "pirati" con tablet e cavi: 13 accusati a Nordest

Per svuotarlo non serve più farlo esplodere, basta forzare il sistema operativo

Giovedì 18 Agosto 2022
Bancomat, i colpi silenziosi dei "pirati" con tablet e cavi: 13 accusati a Nordest

VENEZIA - Per svuotare un bancomat non serve più farlo esplodere: basta forzare il suo sistema operativo, in modo da indurlo a erogare tutti i contanti custoditi all'interno.

Un'attività da pirati dell'informatica, più che da assaltatori col gas, con cui nel giro di un anno sono stati svaligiati 11 sportelli automatici del Nordest (anche a Vicenza). A sgominare la banda sono stati i carabinieri di Bolzano, nell'ambito di un'inchiesta che vede ora 13 indagati tra cui un moldavo finito in carcere, con 9 perquisizioni effettuate pure a Padova.


LA TECNICA
L'operazione è stata ribattezzata Jackpotting, come la pratica utilizzata per fare il pieno di soldi. «È una tecnica molto raffinata e ad elevatissimo contenuto tecnologico - spiega il colonnello Raffaele Rivola, comandante provinciale dell'Arma - che consente in modo molto poco invasivo di praticare dei fori per accedere al processore del bancomat. In questo modo è possibile collegare dei dispositivi elettronici, che in remoto si collegano a loro volta a un hacker, il quale si trova molto spesso all'estero, assume il controllo del sistema operativo dello sportello e forza il bancomat ad erogare tutto il contante disponibile. Addirittura in due casi abbiamo avuto l'erogazione continua di cifre fino a 70.000 euro».


LE INDAGINI
In questo modo fra le estati del 2021 e del 2022 sono stati colpiti gli istituti di credito situati nelle province di Bolzano, Vicenza, Brescia e Mantova, nonché alcuni esercizi commerciali dell'Alto Adige, i quali hanno potuto accorgersi degli ammanchi soltanto alla riapertura, dato che nessun botto faceva scattare l'allerta nelle varie città. «Le indagini svolte dal nucleo investigativo dei carabinieri sottolinea il comandante hanno permesso negli anni di ricostruire un'evoluzione delle tecniche utilizzate. In particolare si è passati da tecniche più rumorose, che generavano un notevole allarme nella popolazione, come quelle con l'utilizzo di acetilene ed esplosivo, a quella attuale, molto più raffinata e silenziosa, che permette ai criminali di operare in modo indisturbato». Grazie alla collaborazione delle banche sono stati recuperati, e poi analizzati dal Ris di Roma, alcuni dispositivi elettronici di ultima generazione che i malviventi avevano dovuto abbandonare per fuggire durante uno dei colpi. La ricostruzione degli spostamenti e l'identificazione dei delinquenti sono poi state ottenute anche confrontando i tabulati delle schede telefoniche con le immagini della videosorveglianza.


LE PERQUISIZIONI
Nel corso delle perquisizioni domiciliari, avvenute nelle province di Bolzano, Padova e Vercelli, sono stati trovati laptop, smartphone, cavi di collegamento per computer, un congegno idoneo a bloccare e disturbare le frequenze radio di telecamere e sistemi Gps, uno strumento usato per praticare l'apertura nei bancomat, arnesi da scasso e indumenti utilizzati per il travisamento. «Peculiarità del gruppo conclude il colonnello Rivola era lo svolgimento di diversi sopralluoghi, in una vasta gamma di obiettivi, tutti collocati nel Nordest. che venivano visti come potenziali target dell'attività criminale e che quindi erano stati per così dire recensiti». In alcuni casi i malviventi si sono serviti di alcune donne. Le insospettabili ragazze avevano infatti il compito di scattare foto e girare filmati dei bancomat e dei sistemi di sicurezza, per sottoporre poi le immagini alla valutazione dei complici operativi.

 

Ultimo aggiornamento: 12:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci