Assalti ai bancomat per un milione e mezzo di euro: sette arresti in Veneto

Lunedì 15 Marzo 2021
Carabinieri
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VERONA - Tre anni di assalti ai bancomat, sempre con l'esplosivo, che avevano fruttato un bottino complessivo di 1,5 milioni di euro. Sono stati i carabinieri del reparto operativo di Verona a mettere fine stamane ai raid di una banda specializzata negli assalti ai dispositivi ATM di vari istituti di credito e uffici postali di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Uno spiegamento ingente di uomini dell'Arma, coadiuvato dalla Compagnia d'intervento 4/O battaglione 'Venetò ha portato in carcere 7 uomini di età comprese tra i 24 e i 50 anni, tutti con precedenti di polizia. Sono state sequestrate 2 pistole rubate, 7 congegni esplosivi, un'auto rubata e numerosi strumenti d'effrazione. Si tratta di un gruppo «di etnia sinti» - hanno spiegato i Carabinieri in conferenza stampa - i cui componenti risiedevano nelle province di Verona, Vicenza, Padova e Treviso. Le ordine di custodia cautelare sono state firmate dal gip del Tribunale di Verona. I 7 sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti aggravati mediante esplosivo, detenzione illegale di armi ed esplosivo, tentato omicidio, riciclaggio e rapina.
L'operazione ha concluso un'attività investigativa svolta dai Carabinieri tra il settembre 2019 e lo stesso mese del 2020, coordinata dalla Procura della Repubblica di Verona. Alla banda sono attribuiti 30 colpi nell'arco di tre anni, tra il 2017 e il 2020, con un bottino di un milione e mezzo di euro raccolto tra le province di Verona, Vicenza, Bergamo, Mantova, Bologna, Modena e Lodi. «L'episodio più grave - ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Verona, col. Pietro Carrozza - era avvenuto a febbraio dello scorso anno a Legnago, nella bassa veronese, dove i banditi per fuggire avevano sparato con i kalashnikov contro l'auto dei Carabinieri, fortunatamente senza ferire i nostri uomini». L'ufficiale ha ricordato che nell'attività investigativa sono stati impegnati 150 carabinieri delle 51 stazioni del territorio veronese «nei fine settimana e di notte». Il modello operativo della banda era sempre lo stesso: il gruppo raggiungeva l'obiettivo con potenti autovetture rubate, alle quali erano state applicate targhe contraffatte, per eludere i sistemi di rilevazione targa comunali. Mentre alcuni presidiavano l'area armati di pistola e armi semiautomatiche, gli altri, usando utensili fabbricati artigianalmente, inserivano il congegno esplosivo, detto in gergo «marmotta», nel dispositivo ATM dell'istituto di credito, facendolo deflagrare con l'ausilio di una batteria per auto collegata ad un cavo elettrico. La base dei malviventi è stata individuata lo scorso 5 settembre, in un casolare a Montegalda (Vicenza) dove la banda nascondeva le armi.

Ultimo aggiornamento: 16:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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