Politico si pente: «Mai più cena a domicilio, riders sfruttati non sarò complice di questo schiavismo»

Domenica 15 Gennaio 2023 di Angela Pederiva
Andrea Bassi e un rider

VERONA - Nei centri urbani sono ormai diventati parte dell’arredo umano. All’ora di pranzo e soprattutto di cena, con il sole ma anche sotto la pioggia, i ciclofattorini pedalano a tutta velocità per consegnare cibi e bevande a domicilio. «Ma mai avrei immaginato che un rider utilizzasse la bicicletta per farsi, tra andata e ritorno, qualcosa come 50 chilometri solo per portare il pasto a casa mia: quando l’ho scoperto, mi sono sentito una m... e ho deciso che non farò mai più un ordine, perché non voglio essere complice di questo schiavismo», confida al Gazzettino l’ex consigliere regionale (e assessore comunale) Andrea Bassi, esponente veronese di Fratelli d’Italia, ora che il suo racconto su Facebook è diventato virale, aprendo il dibattito in Veneto sul sottile confine che separa la comodità del delivery dallo sfruttamento dei lavoratori.

IL RITARDO
Quello che Bassi definisce «un fatto incredibile» è successo giovedì sera: «Ero a casa con mio figlio, ospiti un amico e la sua bimba. Era la prima volta che ordinavo online da McDonald’s. I bambini impazziscono per panini e patatine». Il seguito della serata è così riassunto nel post: «La catena però non effettua consegna diretta ma si avvale di altre realtà. Casualmente scelgo Deliveroo e pago il tutto con PayPal. Sono le 18.40 circa e la consegna stimata è dopo un’oretta, ma non ho alcuna fretta. Alle 20.50 il fattorino deve ancora arrivare. Deliveroo non dava alcun riferimento telefonico e quindi decido di chiamare il fast-food per chiedere spiegazioni di un simile ritardo». 
Il ristorante si scusa, ma precisa che il problema non dipende dal proprio personale.

La narrazione via social continua così: «Alle 21.10 circa, finalmente, l’applicazione di Deliveroo inizia a segnalare l’avvicinamento (molto lento) del fattorino alla mia abitazione. Scendo bellicoso in strada pronto per chiedergli se fosse andato a farsi prima un giro sulla Luna, ma ad un tratto rimango di sasso, basito: il ragazzo (italianissimo) era a bordo di una bicicletta, tra l’altro parecchio carente sotto il profilo della sicurezza. Ho poi pure capito che era oberato di consegne e che ha dovuto attraversare praticamente l’intera città di Verona, per correre al fast-food, prendere la mia cacchio di cena, portarmela sotto casa e poi tornare nel capoluogo per chissà quale altro giro. Ovviamente l’incazzatura si è subito trasformata in pena e quasi angoscia che, se lo avessi avuto, gli avrei prestato pure un motorino». 

LA MORALE
Specifica ora Bassi: «Quel ragazzo è partito da Verona Est e, con una bici senza marce e senza fanale su una strada poco illuminata, è arrivato fino a Bussolengo. Mi veniva da piangere quando l’ho visto. Gli ho proposto: “Entra un attimo a scaldarti”. E lui: “Non posso, sono di corsa, devo ritornare indietro”. Allora gli ho detto: “Aspettami che vado a prendere il portafogli, ti meriti almeno una bella mancia”. E lui, ansimando: “Grazie, ma devo andare, perché ho altre consegne da fare”. Morale? Ho deciso che mai e poi mai utilizzerò questo tipo di servizio». 
Il contratto collettivo nazionale di lavoro dei rider prevede una paga minima di 10 euro lordi all’ora, con un’indennità integrativa per l’attività svolta dopo la mezzanotte, nei festivi e con condizioni meteorologiche sfavorevoli, più i contributi previdenziali, l’assicurazione e un premio di 600 euro ogni 2.000 consegne. Sul proprio sito, Deliveroo sottolinea che riconosce un compenso migliorativo «pari a 11 euro lordi per ora lavorata». Nulla viene detto sul veicolo usato. «Ero abituato allo speedy-pizza – dice Bassi – che arriva con lo scooter o con la macchina. Adesso scopro che i rider usano la bicicletta per percorrere decine e decine di chilometri, con il rischio di ammazzarsi. Ora che lo so, non voglio più essere complice di questo sistema».
 

Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 23:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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