«Rider sfruttati dai caporali», sentenza storica: risarciti con 440mila euro

Milano, 3 anni e 8 mesi all’intermediario tra Uber Eats e i fattorini delle consegne

Sabato 16 Ottobre 2021 di Claudia Guasco
«Sfruttati dai caporali». Rider, sentenza storica: risarciti con 440mila euro
1

I ciclofattorini, secondo le accuse, erano costretti a pedalare di giorno e di notte, con il bello e il brutto tempo, per tre euro a consegna. Vietato protestare: venivano pagati in ritardo e non potevano rivendicare le mance lasciate dai clienti attraverso la app. Oppure scattava il blocco di accesso alla piattaforma, che impediva loro di lavorare. Ora un giudice riconosce che tra i rider e le società di intermediazione della filiale italiana di Uber non sussisteva un contratto di lavoro, bensì sfruttamento.

Napoli, rider pestato selvaggiamente dai ragazzini

VERDETTO SIMBOLO

Il giudice per l’udienza preliminare Teresa De Pascale ha condannato per caporalato a tre anni e otto mesi Giuseppe Moltini, uno dei responsabili delle società di intermediazione coinvolte nell’inchiesta coordinata dal pm Paolo Storari.

Una sentenza simbolica per due motivi: è la prima condanna per caporalato sui rider in Italia e il gup ha anche deciso di convertire il sequestro di circa 500mila euro in contanti, disposto durante le indagini, in un risarcimento di 10mila euro a testa per i 44 fattorini che lavoravano a Milano, Torino e Firenze entrati nel procedimento come parte civile, e di 20mila euro per la Cgil.

A luglio, in sede di udienza preliminare, Leonardo Moltini e Danilo Donnini, entrambi responsabili delle aziende di intermediazione di manodopera, hanno patteggiato rispettivamente tre e due anni (il secondo con sospensione la pena), mentre la manager di Uber, Gloria Bresciani, ha scelto il dibattimento e il processo comincerà lunedì. La filiale italiana della multinazionale era stata commissariata, provvedimento poi revocato a marzo per effetto del percorso virtuoso intrapreso. Il trattamento economico ora applicato da Uber Eats Italy per suoi ciclofattorini, hanno scritto i giudici, è una «proposta di mercato che ha decisamente abbandonato ogni logica di sfruttamento» per «proporre opportunità di lavoro, colte anche da studenti, da giovani adulti, da persone sottooccupate o disoccupate, da ritenersi tutelate sul piano del rispetto dei diritti».

EMARGINAZIONE SOCIALE

Situazione ben diversa dalla precedente: come emerge dalle carte della Procura, gli indagati avrebbero reclutato rider in Flash Road City e Frc srl «per poi destinarli al lavoro presso il gruppo Uber» in «condizioni di sfruttamento». I fattorini venivano «pagati a cottimo tre euro», «derubati» delle mance e «puniti» con una decurtazione dei compensi in caso di comportamenti ritenuti non idonei, si legge nelle 60 pagine che a maggio 2020 hanno portato al commissariamento di Uber Italia. I rider, scrivono i giudici, venivano reclutati in situazioni di «emarginazione sociale» e nei messaggi pregano per giorni di essere pagati. Il 10 dicembre 2018 viene intercettato un messaggio di Gloria Bresciani, che con Danilo Donnini si lamenta di un rider: «Il gps non gli funziona. Non sa come usare il cellulare, io così non lavoro». L’intermediario difende la posizione della società rivalendosi sull’addetto alle consegne: «Bloccalo, portagli via la borsa, ma ci mancherebbe altro. Questo non doveva lavorare, oggi non è nei turni». Risposta della manager: «L’ho sospeso fino a quando non cambia numero di telefono. Comunque cerca di metterlo su un affiancamento stasera, così non spreca la giornata che c’ha fame».

Deliveroo: sanzione Garante Privacy su vecchia tecnologia

«CHI PUZZA È FUORI»

Per i giudici questo rivela lo «stato di indigenza e di sfruttamento dei collaboratori», che «si adeguano alle disposizioni impartite» schiacciati dallo stato di necessità in cui si trovano. Una «attività di controllo» in «netto contrasto con le garanzie sancite dal legislatore per i lavoratori autonomi», come si evince quando un noto fast food si lamenta per le attese dei rider davanti all’ingresso. «Controllate quelli che bivaccano - è l’indicazione di un indagato - Chi fa queste cose qua fuori... non c’è neanche discussione. Bloccato l’account, finito di lavorare, istantaneamente proprio. Non lo so vedi tu, fate in modo di fare delle foto, di vederli... quelli che bivaccano, che puzzano, fuori all’istante».
 

Ultimo aggiornamento: 11:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci