VERONA - Le prime telefonate sono arrivate alle 7 di ieri mattina, con i vertici inglesi della Merlin Entertaiments secondo indiscrezioni letteralmente infuriati.
LA CONFERMA
Cinque righe con cui la direzione del più grande parco di divertimenti d'Italia ha praticamente confermato quanto scritto ieri da Il Gazzettino. Vale a dire che la Procura della Repubblica di Verona ha aperto un'inchiesta su un giro di corruzione tra privati, con emissione di fatture false, che vede indagati due top manager del parco che avrebbero fatto la cresta sugli appalti e i contratti che gestivano per conto dell'azienda. Azienda che sarebbe stata all'oscuro dell'infedeltà dei due dipendenti, attualmente sospesi dal lavoro in via cautelativa, e che quindi sarebbe parte lesa in questa vicenda. Ieri a Gardaland, che tra l'altro si appresta a riaprire il parco di divertimenti in presenza e finalmente senza limitazioni dal 2 aprile, è stato il giorno dei confronti. Prima di tutto con la sede di Poole, nella Contea del Dorset, e gli uffici direzionali di Londra della casa madre, il mega gruppo Merlin Entertainments (un colosso dell'intrattenimento, leader in Europa e secondo operatore al mondo per numero di visitatori con 114 strutture da Sealife a Madame Tussauds, Legoland, DreamWorks Tours e 26 mila dipendenti).
TELEFONI BOLLENTI
Con i vertici inglesi che hanno fatto letteralmente bollire il telefono dell'amministratore delegato del parco, Aldo Maria Vigevani. I due manager finiti nella bufera sono il direttore generale del parco, Danilo Santi, 62 anni, da 30 anni in Gardaland, ed il direttore tecnico, l'ingegner Francesco Alessandro Giannotta, cinquantenne, arrivato nel dicembre 2008. Sono indagati dalla Guardia di Finanza di Verona per i reati di fatture false e corruzione tra privati (articolo 2635 del codice penale). Un articolo del codice recentemente modificato dalla Legge Spazzacorrotti nel 2019 e che fino ad oggi è stato applicato assai raramente dalle Procure. L'indagine è condotta dagli uomini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Verona, guidati dal colonnello Vito Pulieri, che si sono presentati a Gardaland ancora una decina di giorni fa, con in mano un'ordinanza di perquisizione e gli avvisi di garanzia per i due manager. I finanzieri avrebbero sequestrato diverso materiale negli uffici dei due dirigenti e poi anche nelle loro abitazioni. L'inchiesta sarebbe partita da alcune denunce presentate da ditte esterne che lavorano all'interno o per Gardaland o il Gardaland Resort (l'hotel del parco). L'accusa, tutta da verificare chiaramente, riguarda un giro di corruzione che avrebbe portato anche all'emissione di false fatture per lavori o servizi fatti all'interno della struttura. In pratica, i due manager avrebbero fatto la cresta sugli appalti, chiedendo anche alle imprese di gonfiare le fatture o di farne di false.
TAGLIO AGLI STIPENDI
In alcuni casi, avrebbero addirittura imposto anche il taglio degli stipendi orari dei lavoratori impiegati per poi lucrare sul conto nei confronti della proprietà del parco. Chiusa nel più stretto riserbo l'amministrazione di Gardaland che tiene solo a sottolineate di essere «completamente al servizio degli inquirenti, di aver da subito collaborato pienamente con loro e di attendere con fiducia i risultati delle indagini». Non è chiaro, ma parrebbe uno dei passi affrontati nel confronto con i vertici britannici, se Gardaland abbia dato mandato ai propri avvocati di tutelarla nei confronti dei due manager. Secondo quanto emerso dagli inquirenti, con l'inchiesta nelle mani del sostituto procuratore della Procura della Repubblica del Tribunale di Verona, Maria Diletta Schiaffino, sarebbero diverse le aziende coinvolte, da imprese di manutenzione delle giostre stesse al semplice giardiniere esterno, fino a imprese che riforniscono il parco di alimenti e bibite.
LA DENUNCIA
Una cresta sui costi che sarebbe andata avanti da tempo, fino a che alcuni imprenditori, stanchi di dover pagare, si sarebbero parlati e avrebbero denunciato tutto alla Guardia di Finanza. Quello che è certo è che quanto accaduto è stato come un terremoto per il più grande parco dei divertimenti d'Italia, che prima del Covid aveva raggiunto quota 1 milione e 350 mila visitatori l'anno e dove lavorano circa 200 dipendenti fissi e i 1.500 stagionali.
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