Il nuovo "vice" dell'Economia: «Vanno
cambiati i dirigenti del ministero»

Venerdì 28 Febbraio 2014 di Alda Vanzan
Il nuovo "vice" dell'Economia: «Vanno cambiati i dirigenti del ministero»
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VENEZIA - Al suo ingresso in politica, non molto tempo fa, scriveva: «Dopo anni passati a studiare, commentare, proporre e criticare norme fiscali sempre meno coerenti ed eque, mi è sembrato doveroso dare la mia disponibilità a una parentesi di impegno lì dove è maggiormente possibile provare a cambiarle ed è stato un onore vederla raccogliere dall'unica iniziativa politica, Scelta Civica di Mario Monti e Italia Futura, in cui avrei potuto oggi riconoscermi e credere».



Adesso che è diventato sottosegretario all’Economia, il veneziano Enrico Zanetti ha la possibilità, se non il dovere, di passare ai fatti. Quarantenne, veneziano del Lido, sposato, due figli, professione commercialista, Zanetti nell’arco di 12 mesi e tre giorni ha debuttato due volte: l’anno scorso al Parlamento, deputato per Sc, adesso al Governo, sottosegretario nel ministero retto da Pier Carlo Padoan.



Dottor Zanetti, pochi giorni fa ha detto che bisognerebbe cambiare i vertici amministrativi del Ministero dell’Economia. Conferma?

«È chiaro che non intendevo tutti i vertici, ma ci sono delle posizioni che andrebbero aperte. Se si cambia il 100% dei parlamentari e lo 0% della "macchina" amministrativa, non succederà niente. Chi cambierei? Ho delle idee, ma per correttezza ne parlerò col ministro, la prerogativa è sua».



Conosce già il ministro Padoan?

«Non di persona. Ma io non sono un suo collaboratore, rappresento Scelta civica in questo ministero».



Teme di non riuscire a incidere?

«Il rischio c’è, ma qui non c’è un "one man show", è tutta la squadra che lavora. Per quanto mi riguarda dipenderà dal tipo di deleghe - quantità e qualità - che mi verranno attribuite».



Che deleghe vorrebbe?

«Se potessi scegliere, mi piacerebbe partecipare alla stesura dei decreti delegati della riforma fiscale. La riforma non è l’abolizione delle tasse, ma una importante manutenzione straordinaria del sistema. E poi il ridisegno del rapporto tra fisco e contribuente possibilmente per diminuire alcune asprezze non giustificate neanche dai risultati».



La priorità è diminuire le tasse?

«No. Diminuire le tasse è il secondo step. Lo slogan fondamentale è "meno spesa per meno tasse". Non è una logica antistatalista, ma bisogna che lo Stato arretri di qualche metro per dare ossigeno al Paese. Se da qui al 2016 terremo fede ai tagli alla spesa per 32 miliardi, avremo tagli potenziali alle tasse per 21 miliardi, soldi che se destinati al lavoro, quindi Irpef, e alla produzione, Irap, potranno aiutare la ripresa. Se invece si comincia ad agire sulla tassazione, com’è successo per la casa, si butterà via tutto».



Il Governo Renzi è l’ultima spiaggia?

«Avevo percepito che il Governo Letta aveva esaurito la sua spinta propulsiva. Il Governo Renzi è indubbiamente una scommessa, ma non direi che è l’ultima spiaggia. Certo, se si brucia anche Renzi, all’orizzonte non vedo altri coagulatori di speranze».



Quattro sottosegretari e 0 ministri. Il Nordest meritava di più?

«Non siamo sovradimensionati, qualcosa di più potevamo aspettarcelo. Ma, come le parità di genere, non appassionano neanche le parità territoriali. Contano di più le competenze».



Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni ha diffuso un comunicato per complimentarsi per la riconferma a sottosegretario del veneziano Pier Paolo Baretta. E basta. Su di lei neanche una parentesi.

(ride) «Strepitoso! Il mio giudizio politico sulla giunta veneziana è duro: da tempo sostengo che se continuano a fare bilanci coprendo parte delle spese correnti con le dismissioni patrimoniali dicendo che questo serve per avere un buon welfare, allora la prossima generazione di veneziani avrà il peggiore welfare immaginabile. Ma un conto è il giudizio politico, altro i rapporti istituzionali. Io se fossi sindaco non mi permetterei di fare la cernita delle congratulazioni».



Dal serio al faceto: indossa occhiali, per montatura e colore, molto vistosi. Non pensa che così agevola gli imitatori?

«Questa poi! È l’unico tocco di stravaganza che mi concedo per dimostrare che, dopo anni di duro lavoro, sono ancora vivo».
Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 12:52

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