Villaggio sinti, capolinea 2021: chiusura in vista, tornano le ruspe

Mercoledì 5 Febbraio 2020 di Davide Tamiello
Nel villaggio sinti di via del Granoturco sono rimaste solo quindici famiglie
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La seconda fase inizierà entro marzo, con l’obiettivo finale di chiudere per sempre il villaggio sinti di via del Granoturco entro la fine del 2021. Si chiuderà nel giro di un anno e mezzo, quindi, la travagliata convivenza, durata oltre dieci anni, tra residenti della zona e gli abitanti del campo. Nel giro di una ventina di giorni, quindi, torneranno le ruspe per abbattere una decina di casette di quelle venti inaugurate nel 2009 dall’allora sindaco Massimo Cacciari. Al momento nel villaggio vivono ancora i nuclei storici della comunità, circa una quindicina di famiglie. Le altre se ne sono andate: c’è chi ha cambiato città e chi ha cambiato proprio stile di vita. Alcune delle famiglie, infatti, hanno partecipato (e vinto) il bando per l’assegnazione di alloggi popolari, abbandonando la comunità quindi per una residenza più “intima”. C’è chi se ne è andato anche per evitare guai. In passato, le faide tra famiglie aveva alzato il livello di tensione all’interno del villaggio. Da una parte gli Hudorovic, residenti storici del campo, ancora dai tempi in cui l’insediamento era in via Vallenari. Dall’altra i Braidic arrivati dopo ma più bravi, in particolare, a interagire con il mondo esterno. Gaetano Braidic, il capofamiglia, era diventato una sorta di portavoce del villaggio. O, quantomeno, quello che gestiva le trattative con i “gaggi” (tutti coloro che non erano sinti, secondo la loro tradizione). Nel settembre 2011 Gaetano e quasi tutta la sua famiglia era finita in carcere per l’operazione “Astra” con cui i carabinieri avevano scoperto una banda che prendeva di mira i rappresentanti orafi, mettendo a segno un gran numero di furti e rapine. Tra famiglie, però, i problemi erano quasi quotidiani: sparatorie, pestaggi, scontri continui. Tanti Hudorovic, in quel periodo, erano fuggiti dal villaggio per tenere al sicuro i propri figli. Alcuni di questi, per esempio, non sapendo dove andare, avevano occupato alcune case dell’Ater nel rione Pertini. Lo smantellamento del villaggio era iniziato a dicembre del 2018: 38 unità abitative di 23 metri quadri ciascuna distribuite in 20 casette prefabbricate. Allora era iniziato anche un percorso di accompagnamento sociale per l’integrazione e il raggiungimento dell’autonomia economica delle famiglie del campo Sinti, anche grazie ai fondi del Piano Pon Mestro per le Città metropolitane, che aveva messo a disposizione complessivamente 250mila euro. Allora erano state abbattute, quindi, le prime casette. Un’altra decina, cadranno con la seconda fase. Il piano del Comune, però, ormai è chiaro: chiudere definitivamente il villaggio. I piani prevedono di arrivarci, appunto, in meno di due anni. Intanto le casette ci sono ancora, qualcuno ci vive e qualcun altro approfitta degli alloggi vuoti. I carabinieri, nei giorni scorsi, hanno denunciato una coppia giovani rom che si erano stabiliti lì abusivamente. I militari della stazione di Favaro erano entrati nella struttura per chiudere un’indagine: erano alla ricerca del bottino di un grosso furto. I carabinieri in quel caso non avevano trovato nulla, ma erano stati attirati dal sistema di cavi un po’ anomalo che collegava una delle casette. Un impianto abusivo perché lì gli allacciamenti erano stati tutti rimossi. È a quel punto, che si sono accorti che dentro quell’alloggio c’era una coppia di giovani: 22 anni lui, 24 anni lei. Oltre ad aver occupato, quindi, si erano allacciati alla corrente con un cavo bypass posticcio. Un collegamento peraltro decisamente pericoloso, tanto che i militari hanno chiesto l’intervento dei tecnici dell’Enel per riuscire a rimuoverlo in sicurezza. I due giovani, quindi, sono stati denunciati per invasione di edifici e furto aggravato. 
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