Strage del cavalcavia a Mestre, il comandante dei vigili del fuoco: «I miei uomini al lavoro, in un silenzio irreale»

Giovedì 5 Ottobre 2023 di Davide Tamiello
MESTRE Il comandante dei vigili del fuoco Mauro Luongo

VENEZIA - «Ci sono due parole che rimarranno indelebili: “disastro” e “tragedia”. Due parole che in quelle mille telefonate sono ritornate decine di volte, perché non esistono termini alternativi per definire quello che successo». Mauro Luongo, comandante dei vigili del fuoco, non è certo l’ultimo arrivato.

Eppure, in tanti anni di carriera, episodi come questo possono capitare anche una volta sola. Una notte, quella del dramma del cavalcavia, che quei settanta pompieri non dimenticheranno. Sembra una frase fatta, ma in questo caso è difficile anche solo ipotizzare il contrario. 

«Per noi eventi così capitano raramente. Capita spesso di vedere incidenti gravi, tamponamenti in autostrada tra tir. Non è che non abbiamo a che fare con la morte, ma così, tutti insieme, è una cosa che non si vede certo tutti i giorni. Estrarre tutti quei corpi, uno dopo l’altro, è stata un’esperienza devastante».

La prima chiamata è arrivata poco prima delle 20. 
«In un primo momento sembrava che l’autobus fosse caduto da un viadotto sui binari della ferrovia tranciando i cavi dell’alta tensione, uno scenario apocalittico. Poi si è capito che le cose erano andate diversamente». 

Ci racconta un po’ quello scenario?
«Quando siamo arrivati ci siamo trovati di fronte a un autoveicolo in fiamme, che fumava. Le persone erano sottosopra, le lamiere del bus si erano attorcigliate, come in una morsa. La prima operazione è stato un gran lavoro con i divaricatori».

Disastro e tragedia. Se ci fosse una terza parola?
«Acqua. Sembra banale, ma considerate le prime informazioni sapevamo che era necessario intervenire con tanta acqua. È servita per spegnere l’incendio, ma soprattutto per raffreddare le batterie dell’autobus».

Il fatto che il mezzo fosse elettrico ha comportato ulteriori difficoltà?
«Il raffreddamento è durato fino all’alba. Anche perché con lo spostamento dei feriti e dei cadaveri le batterie si sono riattivate. La cosa migliore sarebbe “annegarle”, cioè soffocarle e farle morire in acqua. In quel caso non è stato possibile e quindi le abbiamo dovuto innaffiare fino a renderle inoffensive». 

Estenuante il lavoro, estenuante il contraccolpo emotivo. La foto dei due pompieri sfiniti e sconvolti, appoggiati alla ruoto del camion, è una delle immagini simbolo di questa tragedia. 
«Ho visto pompieri con venti o 30 anni di servizio e di esperienza accasciarsi a terra, senza forze e stravolti. Sa cosa mi ha impressionato? Il silenzio. Decine di persone, tra vigili del fuoco, forze dell’ordine e sanitari, che lavoravano senza sosta ma, nonostante la tensione del momento, senza dire una parola. Tutti sapevano che era una lotta contro il tempo. C’erano persone contuse, ma anche ustionate: era necessario avere la massima tempestività possibile». 

C’è una storia o un’immagine che l’ha colpita più di altre?
«Purtroppo di persone vive ne ho viste poche. Mi ha colpito, ovviamente, la macabra successione di corpi posizionati sotto al viadotto. È stata una scena tremenda. Ti senti impotente. Il dolore è compensato solo dall’adrenalina che si prova nel trovare delle persone vive. È un alternarsi di gioia e dolore continuo». 

In queste ore si parla molto della tenuta di quel guard rail. Si è fatto un’idea?
«Non mi sembra il caso di esprimere giudizi ora e non credo di essere la persona più adatta a farlo, c’è un’inchiesta e verrà stabilito in seguito».

Avete attivato il supporto psicologico per i pompieri intervenuti?
«Sì, abbiamo fatto già un primo incontro. Sono contento perché due anni fa, quando lo avevamo introdotto, questo servizio era stato accolto con molto scetticismo. Oggi (ieri, ndr) invece erano in tanti a voler condividere la proprie esperienza. È un qualcosa che ci serve perché siamo persone normali, non supereroi. Quello che vediamo, ciò a cui assistiamo, poi ce lo portiamo a casa».

Ultimo aggiornamento: 16:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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