Maleficia, la mostra con tutti gli strumenti di tortura medievale e il raro libro delle streghe Foto

Martedì 24 Gennaio 2023 di Valeria Turolla
Maleficia, la mostra con tutti gli strumenti di tortura medievale

VENEZIA - Le oscure vicende dei tribunali medievali, capaci di infliggere atroci torture durante i processi per eresia o blasfemia o di condannare al rogo donne credute streghe, hanno esercitato nei secoli successivi un incredibile fascino, che ha condotto alla creazione di vere e proprie leggende su tremendi, quanto mai fantasiosi, strumenti per infliggere sofferenza ai colpevoli. Miti e leggende alimentate in particolare dal temibile Tribunale della Santa Inquisizione, capace di condannare ad atroci pene corporali gli imputati, fin anche a decretarne la condanna a morte. Per far luce su questo periodo oscuro, quanto affascinante, della storia, è stata allestita la mostra Maleficia. La giustizia e le torture, tra verità e falsi miti a cura di Roberto Paparella, criminologo e fondatore, insieme a Maurizio Roccato, di Esposizione Criminologica italiana, in collaborazione con il Circolo Artistico di Venezia. Nelle sale del Palazzo delle Prigioni Nuove a San Marco, luogo che dal 1600 fino al 1902 ha ospitato le carceri, ma che ai tempi della Serenissima era sede de I signori di Notte al Criminal una tra le più antiche e spietate magistrature della storia, che svolgeva compiti di sorveglianza.

La mostra propone testi e documenti originali dal Sant'Uffizio nella persecuzione della stregoneria e gli strumenti impiegati per contrastarla.

Strumenti di tortura


Una collezione, formata da 63 manufatti, che espone gogne, maschere dell'infamia, dispositivi di contenzione e molti altri strumenti di tortura e di condanna a morte. Alcuni di questi sono manufatti autentici e realmente utilizzati durante i processi per inquisizione, altri sono invece fedeli riproduzioni di strumenti inventati tra il XV e il XVIII secolo, ma mai esistiti in epoca medievale, spesso utilizzati solo come deterrente per far confessare gli imputati anche in epoche di molto successive. La mostra propone un viaggio che, partendo dai processi della Santa Inquisizione, attraverso un percorso filologico, vuole far riflettere sul concetto di amministrazione della giustizia attraverso i secoli: «Maleficia è soprattutto un'indagine sociologica oltre che storica, che coinvolge tanto il passato quanto l'attuale sistema di pensiero della collettività, che molto spesso si ricorda dell'assassino e si sofferma meno sulla vittima - spiega Roberto Paparella L'interesse per simili esposizioni ha spinto a inventare, nei secoli scorsi, sistemi per infliggere il dolore in realtà mai esistiti».

Il libro delle streghe, Malleus Maleficarum


Tra gli oggetti in mostra i volumi a stampa del XVII-XVIII secolo in uso agli inquisitori, tra i quali una rara edizione in due volumi del Malleus Maleficarum del 1620, celebre trattato sulla natura della stregoneria. Nella sala centrale un autentico palo della fustigazione, risalente al XVII secolo, di provenienza piemontese, apre la rassegna delle macchine destinate alle punizioni sulla pubblica piazza; accanto alla riproduzione di una forca si trovano invece il così detto bicchiere dell'ultimo sorso, offerto ai condannati a morte prima dell'esecuzione della sentenza capitale, e una radice di mandragora, considerata portatrice di poteri soprannaturali forse anche per la sua particolare forma antropomorfa, che si credeva nascesse proprio sotto la forca degli impiccati. Una garrota in uso in Spagna fino all'inizio del secolo scorso accompagna i visitatori al piano superiore dove si trovano le riproduzioni delle celle carcerarie dell'epoca. Tra i vari oggetti in mostra ci sono anche strumenti il cui uso è rimasto nel gergo: è il caso della statua Berlina a cui venivano legati in piazza i condannati al pubblico scherno, da cui il modo di dire mettere alla berlina o numerosi tipi di gogna nei quali i condannati per reati minori venivano esposti al pubblico per essere condannati alla derisione, alla gogna.


La Culla di Giuda e la sedia chiodata


L'esposizione però offre ai visitatori anche i falsi miti che nei secoli, in particolare a partire dal 700 si sono creati attorno agli strumenti per le torture: tra questi la Culla di Giuda o Veglia, un lungo palo acuminato sopra il quale sarebbero stati appesi gli imputati per spingerli a confessare le proprie colpe: alcuni documenti ne attestano l'uso dalla metà del 1600 solo come deterrente; così come la sedia inquisitoria chiodata, mai realmente impiegata. «A far riflettere sottolinea Paparella è come in diversi luoghi del pianeta la tortura sia ancora oggi considerata uno strumento di giustizia, così come la pena capitale e come, nonostante gli insegnamenti che ci vengono tramandati dalla storia, ancora vengano perpetrati gli stessi errori di fronte ai colpevoli» La mostra, visitabile fino al 20 aprile, è la prima di un ciclo di tre esposizioni legate alla criminologia in programma a Palazzo delle Prigioni nei prossimi mesi.

Ultimo aggiornamento: 10:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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