Tassini, l'uomo che restituì la memoria a Venezia

Mercoledì 14 Luglio 2021 di Alberto Toso Fei
Giuseppe Tassini visto da Matteo Bergamelli

La sua opera più conosciuta è senza dubbio Curiosità Veneziane (pubblicata originariamente nel 1863 e ristampata in più edizioni aggiornate da Filippi, in tempi recenti), summa dell'origine dei nomi delle calli di Venezia ma anche delle storie e in qualche caso delle leggende che vi sono ambientate; ma Giuseppe Tassini fu molto di più che un semplice trascrittore di riferimenti d'archivio: restituì ai veneziani la memoria di una città che stava rinascendo, dopo il lungo periodo di doppia dominazione francese e austriaca; e assieme al ritorno al loro posto dei leoni scalpellati o rimossi, riportò in auge anche il ricordo vivo dei luoghi, di ciò che vi si faceva, di chi vi era vissuto, di ciò che vi era accaduto.
Corpulento ma non grasso, amante del mangiare e del bere, di famiglia borghese, frequentatore delle case di tolleranza (non si era mai sposato perché non credeva nell'amore e voleva essere libero), viene descritto come solitario ma affabile, amante di Venezia e delle ricerche d'archivio (e di qualche staffilata ai colleghi storici, quando poteva affibbiarne). Aveva una barba bianca curata e vestiva bombetta, occhiali tondi e marsina, come appare in un disegno di sua mano con una dedica a un amico. Non volle prendere mai posizioni politiche o ideologiche, ma in gioventù, col padre ufficiale della Marina Austriaca aveva partecipato all'insurrezione contro l'Austria, e alla difesa della città.
 

Giuseppe Tassini era nato a Pola il 12 novembre 1827 da Carlo e dalla sua seconda moglie Elisabetta von Wasserfall, figlia di un colonnello austriaco di origine nobile.

La famiglia paterna apparteneva all'antica borghesia veneziana: il nonno era stato impiegato degli uffici del Bailo a Costantinopoli, prima del ritorno a Venezia dopo la caduta della Serenissima; qualche decennio prima un antenato, Antonio Tassini, aveva dato vita in casa sua a una Accademia, “I seguaci di Talia”.

La sua formazione fu discontinua e disordinata: studente di giurisprudenza all'Università di Padova, amò la bella vita più dei libri e fu solo dopo la morte del padre, avvenuta nel 1858, che riprese con serietà gli studi conseguendo la laurea due anni più tardi. Da quel momento si occupò di amministrare i beni di famiglia (possedeva diverse case a Venezia e alcuni terreni a Scorzè) e agli studi storici, la sua vera passione, alla quale dedicò interamente la sua vita.

“Curiosità Veneziane” è senza dubbio il volume che lo impegnò maggiormente, che ebbe fin da subito un grande successo (con quattro edizioni, tra il 1863 e il 1887, lui vivente, per non parlare di quelle successive, fino ai giorni nostri) e che è tutt'ora una delle più importanti fonti bibliografiche del genere. Ma scrisse anche articoli e pamphlet, e si occupò di argomenti diversi pubblicando – tra i tanti – titoli come “Alcune delle più clamorose condanne capitali eseguite a Venezia sotto la Repubblica”, “Libertinaggio a Venezia”, “Edifici di Venezia distrutti o volti ad uso diverso da quello a cui furono in origine destinati”, con un eclettismo che gli permise di pubblicare “Le iscrizioni della Chiesa e Convento di S. Salvatore in Venezia”, “Aneddoti storici veneziani” (con lo pseudonimo/anagramma di “G. Nissati”), “Veronica Franco celebre letterata e meretrice veneziana” e “Feste spettacoli divertimenti e piaceri degli antichi veneziani”.

Piaceri che lui stesso non disdegnava: nella sua casa di corte de le Cariole, a San Zulian, attorniato dalla sua biblioteca di libri di storia su Venezia, ma anche di carattere umoristico o pornografico, riceveva solo qualche amico erudito o qualche prostituta. Lo si trovava facilmente ai tavoli delle trattorie o dei bar, dove amava stare in solitudine. Ogni mattina un cameriere di un vicino Caffè gli portava la colazione a domicilio.

Ma il 22 dicembre 1899 al campanello nessuno rispose. Fu chiamato un fabbro per forzare la serratura e Tassini fu trovato sul pavimento, già morto, colpito da una ischemia. La sua eredità (i libri, i manoscritti, ma anche le case e i possedimenti) finirono a un cugino emigrato in America che rivendette ogni cosa. Gli appunti furono in gran parte acquistati dal Museo Correr. Lui, Giuseppe Tassini, principe della memoria, finì invece tumulato in una fossa comune della quale si è perduto il ricordo.

Ultimo aggiornamento: 18 Luglio, 14:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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