Nicolao, lo stilista veneziano delle star: «Ho vestito e spogliato Madonna»

Giovedì 21 Marzo 2024 di Vittorio Pierobon
Lo stilista Stefano Nicolao

VENEZIA - Ha vestito (e spogliato) Madonna. Era il 1984, Louise Veronica Ciccone era una bella e promettente cantante americana, Stefano Nicolao un emergente stilista veneziano. A Venezia si giravano le scene del videoclip "Like a Virgin" che segnò l'esplosione del fenomeno Madonna. «Per la precisione sono stato l'aiuto costumista, ma posso dire di aver realizzato io gli abiti del videoclip. Ricordo Madonna come una ragazzina normalissima, vestiva in jeans e t-shirt. Stava sempre chiusa al Danieli, nessuno doveva vederla. Stavano costruendo il lancio del personaggio. Io ho avuto il piacere di conoscerla prima del successo planetario».
Ma anche per Nicolao quel video segnò una tappa importante di una carriera già promettente. Oggi il suo atelier, in fondamenta della Misericordia, è punto di riferimento per chi debba girare film o mettere in scena a teatro opere in costume. L'elenco dei film "vestiti" da Nicolao è piuttosto lungo. Dal "Il Mercante di Venezia" a "Casanova", da "Farinelli" a " I Pirati dei Caraibi" da "Elizabeth" a "Il Gladiatore". «Per la verità - chiarisce - per il film con Russell Crowe ho realizzato i costumi solo della scena finale, appena due giorni di lavoro sul set, ma è stata ugualmente una partecipazione, oltre che prestigiosa, molto fruttuosa, perché alcuni anni dopo il produttore mi ha offerto di occuparmi dei costumi di "Outlander" (la serie televisiva che va in onda sul canale statunitense Starz ndr.).

Era il 2013, mi chiamarono in Scozia per realizzare i costumi. La storia viaggiava tra il 1945 e il 1745. Dovevo occuparmi solo degli abiti dei protagonisti Caitriona Balfe e Sam Heughan, poi mi affidarono i comprimari, i secondari, i figuranti. Rimasi in Scozia tre mesi e portai da Venezia dieci collaboratori. A distanza di anni, la serie va ancora avanti, siamo al 1770 e 1970. E i costumi cambiano».

L'INIZIO
Ma come è arrivato Nicolao al successo internazionale, con un atelier che dà lavoro a 16 persone (anche la figlia Olimpia Ginevra segue le orme paterne) e si estende su una superficie di mille metri quadrati con un repertorio di oltre 15 mila costumi e una collezione di 250 capi originali d'epoca? «È una passione che è nata fin da giovanissimo - racconta Stefano - mi sono iscritto al liceo artistico, andando contro il desiderio dei miei genitori che mi volevano ragioniere. Con il liceo ho capito che era quella la mia strada. Ho iniziato a fare la comparsa alla Fenice e in alcuni film, ho frequentato la scuola di teatro di Giovanni Poli. Poi mi sono iscritto all'Accademia di Belle Arti, con l'indirizzo Costume e Scenografia e nel contempo ad Architettura per accontentare i miei genitori. Sono stato ammesso pure al Centro sperimentale di cinematografia a Roma. Ho lavorato anche con Giorgio Strehler. Ma più che sul palco mi piaceva stare dietro le quinte e in sartoria. Volevo realizzare i costumi più che indossarli. Poi arrivò un'offerta della Rai: 26 puntate dedicate al teatro Veneto. Una specie di consacrazione che mi aprì molte porte».

IL BIVIO
La carriera di Nicolao era a un bivio: costumista, o attore? Ad aiutare nella scelta venne una prestigiosa offerta dal "Rossetti", il teatro stabile di Trieste: aiuto costumista. «Un'esperienza stimolante e formativa - racconta - che per circostanze purtroppo drammatiche, divenne decisiva. Il direttore e mio maestro, Angelo Delle Piane, ebbe un grave incidente con gli sci che lo costrinse per mesi all'immobilità. Io divenni di fatto capo costumista, incarico che mi venne confermato l'anno successivo». Poi l'escalation è stata costante, fino alla consacrazione con il "Marco Polo", il kolossal di Giulio Montaldo, andato in onda su Rai 1 in otto puntate a cavallo tra il 1982 e l'83. A Nicolao, il direttore dei costumi, Enrico Sabbatini affidò la terza e quarta puntata, girate in Nepal.

IN NEPAL
«Accettai la proposta con entusiasmo e incoscienza. Avevo già collaborato per la parte veneziana lavorando nel grande set allestito al Lido, ma quando arrivai a Katmandu mi resi conto che ero solo, in un Paese dove le frontiere erano state riaperte da pochi mesi. Dovevo ingaggiare le controfigure e gli artigiani locali per realizzare i costumi. Erano gli anni degli hippies, ne ho preso alcuni come lavoranti e comparse. Poi ci siamo spostati a girare sulle montagne himalayane, ci muovevamo a cavallo con 45 sherpa al seguito. Sembravamo una compagnia di artiglieri di montagna. Non c'era energia elettrica, avevamo un piccolo gruppo elettrogeno. Dopo aver girato le scene mandavamo le "pizze" con le pellicole a Katmandu con una staffetta, da lì a New Delhi e poi a Roma. Era davvero un'altra realtà».

LA CARRIERA
Seguire le tappe successive della carriera di Nicolao sarebbe troppo lungo. Non si contano le collaborazioni sul set e a teatro, in giro per il mondo (dalla Corea al Giappone, dalla Cina all'America, dall'Indonesia all'India). Un percorso che gli ha dato autorevolezza, in materia di fashion, design e taglio. Materie che insegna anche all'Accademia di Belle Arti di Venezia, a quella di Verona e al Regio di Parma. Sono 45 anni di carriera che coincidono con il traguardo dei 70 anni («Sono nato il 25 marzo, il giorno in cui si festeggia anche la nascita di Venezia», dice con orgoglio per la coincidenza). Ovviamente il radicamento con la città è fortissimo. Il Carnevale resta una grande attrazione e un notevole business per un costumista. «Ho cominciato negli anni del Carnevale di Scaparro a realizzare costumi, ma è cambiato tutto. Non è più il Carnevale dei veneziani. La richiesta di abiti è notevole, sia da acquistare che da noleggiare. Il nostro atelier è in grado di soddisfare qualsiasi esigenza, abbiamo un'enorme gamma di costumi. Una volta ce ne hanno chiesti 600 per una festa all'Excelsior».

I PREZZI
Ma quanto costa acquistare un costume? «Si va da un minimo di 1800 euro ad oltre 5mila. Dipende dal modello, dalle stoffe, dalle decorazioni. Noi usiamo materiale di prima qualità per i tessuti prevalentemente Rubelli e Bevilacqua. Ci sono tessuti che costano 4-500 euro al metro. Ma è sempre stato così, anche al tempo della Serenissima un abito poteva arrivare a costare l'equivalente di 100-120 mila euro».
 

Ultimo aggiornamento: 22 Marzo, 09:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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