Serena Codato da Mestre a Napoli: «Gemma e il mio Mare fuori»

Domenica 19 Marzo 2023 di Fulvio Fenzo
Serena Codato

MESTRE - «Della prima stagione, avevo 17 anni, ricordo praticamente solo questo: che giravamo le scene e poi tornavo di corsa in camerino per studiare, prima di tutto cinese e matematica. Facevo la quarta del liceo linguistico e non potevo permettermi di perdere l’anno. Poi, in quello successivo quando ho fatto la maturità, abbiamo girato nelle due settimane tra la fine dell’anno scolastico e l’inizio degli esami. Da Mestre a Napoli e ritorno a Mestre. É stata dura, ma ce l’ho fatta». Serena Codato oggi ha vent’anni. Per tre stagioni ha interpretato Gemma Doria in “Mare fuori”, la fiction di RaiDue esplosa quest’anno anche sulla piattaforma di Netflix, interpretando il ruolo di una ragazza di Udine, reclusa nel carcere minorile di Napoli per aver sparato al suo fidanzato Fabio che la abusava fisicamente e psicologicamente.

Un ruolo tosto, come del resto lo sono tutti quelli di questa serie che sta raccogliendo consensi trasversali tra tutte le generazioni, dai giovanissimi ai più anziani.

Come sei arrivata ad interpretare Gemma?
«Oltre al liceo Canova a Treviso frequentavo il laboratorio di recitazione dell’Accademia teatrale Da Ponte di Vittorio Veneto. Un giorno un insegnante mi ha dato alcune battute da studiare, abbiamo fatto un video e lo abbiamo inviato. Sono passati sei mesi prima che mi chiamassero a Napoli per il casting del ruolo di Nina, la moglie di Carmine. Poi, alla prima prova, mi hanno detto che il personaggio di Gemma era mio».

E la tua vita è cambiata.
«A 17 anni mi sono trovata, per quattro mesi all’anno, a vivere a Napoli. Il primo anno è stato ovviamente molto difficile, fra trasferte in treno, la scuola qui e le riprese... Ero minorenne e sono stata seguita dai miei genitori, che lavorano entrambi, papà Alessandro e mamma Annalisa Zanoni».

Una veneta nel cuore della Campania, in una fiction dove sono necessari i sottotitoli per comprendere alcune battute in dialetto napoletano.

«In certe situazioni ero molto in difficoltà, tra l’altro perché ai napoletani piace molto improvvisare... Io studiavo il copione e loro mi cambiavano le battute, ma alla fine mi sono ambientata ed adattata al loro accento. Adesso mi chiamano “napoletana ad honorem”».

Il 22 marzo verrà trasmesso il finale di Mare Fuori 3 su RaiDue. Gemma lascerà il carcere minorile.

«La parte di Gemma finisce con questa terza serie, purtroppo sì... Non è ancora confermato al 100 per cento, perché forse ci sarà qualche posa anche in futuro, ma la decisione spetta agli autori. É sicuramente un personaggio che ti resta addosso, delicato, che mi ha aperto gli occhi. Io fortunatamente non ho mai vissuto situazione violente, ma mi ha fatto comprendere non solo quanto sia difficile per una ragazza uscire da una relazione “tossica”, ma anche rendersi conto di viverla, accecata dall’amore».

Non è stato facile interpretarla, soprattutto a 17 anni.

«Gli studi che ho fatto per interpretare questo personaggio mi hanno aperto un mondo. Ho parlato con ragazzi che sono stati vicini a queste vittime per conoscere da vicino i problemi... Ho sentito storie devastanti, ascoltato persone che piangevano nel raccontarmele. Oggi mi chiamano per parlare di violenza sulle donne, e spero davvero di poter aiutare chi si trova in difficoltà. Anche recentemente una ragazza per strada mi ha fermato e mi ha detto di aver vissuto una storia come quella di Gemma».

Parliamo della popolarità. La gente inizia a fermarti per strada.

«Succede dappertutto, più a Napoli e a Roma, ma adesso anche qui a Mestre. Anche l’altra sera che sono uscita con gli amici. Fa molto piacere, è un segno che la gente apprezza il lavoro che faccio. Certo, certe volte si arriva al limite e ti viene voglia di scappare di fronte alle stesse domande. Ma ci sta».

Del resto sei un’attrice.

«È da quando avevo 6 anni che coltivo questo sogno. Ho fatto danza, canto, recitazione. Fin da quando ero piccola mi sono ispirata a Julia Roberts, era il mio sogno assomigliare a lei. Alcune delle sue espressioni le ho fatte mie, ha un modo di recitare puro».

Un regista?

«Tim Burton». Sempre nelle tinte chiaroscure di Gemma, insomma. «Ora sto valutando diverse proposte di generi tutti diversi, anche se mi arrivano anche ruoli simili a quello di Gemma, ma dovrò lavorare per sbloccarmi da questa mia “comfort zone”. Sto cercando casa a Roma perché quella è la Città del cinema».

E Mestre? E Venezia?

«Con mio papà stiamo portando avanti un grande progetto. Abbiamo fondato un’associazione che porta già in giro lo spettacolo “N.O.I. - Non oltre io”, in cui recito anch’io. Ma il nostro sogno è di aprire una casa di produzione qui da noi, perché il Veneto è una delle poche regioni in cui non ci sono produttori locali. Americani, inglesi, tutti gli stranieri vengono a girare a Venezia, mentre gli italiani sono come più titubanti. Possiamo davvero portare la nostra città più in alto».

A vent’anni è un bel progetto. Alle tue coetanee e coetanei che sognano un futuro nel cinema cosa consigli?

«Ci vogliono tanta passione e tanto studio. E anche tanta fortuna».

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Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 10:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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