MESTRE - Una famiglia distrutta: papà, figlio di 2 anni, nonna falciati e uccisi da un'auto durante una passeggiata in vacanza. La strage di Santo Stefano di Cadore ha spezzato le vite di tre generazioni e gettato nel dolore Favaro e Marcon. A Favaro, in via Ca' Solaro, Maria Grazia Zuin viveva assieme al marito Lucio Potente. Lei, 65 anni, ex dipendente dell'Ulss, è morta assieme al nipotino Mattia e al genero Marco Antoniello, 48 anni, Lui, Lucio Potente, è conosciutissimo nel mondo del calcio dilettantistico. Ex portiere, con trascorsi anche nel Belluno, ha allenato squadre dilettantistiche di mezzo Veneto tra cui anche a Jesolo.
MARCO, ARTIGIANO CALCIATORE
Una famiglia in vacanza, devastata. Marco Antoniello, classe 1975 e nato a Mirano, era un apprezzato falegname della ditta Vabe di Dese. Stimatissimo e molto bravo, come il suocero aveva giocato a calcio nel Favaro. E nel Favaro aveva portato a tirare i primi calci anche il figlio maggiore, il fratellino di Mattia, nel campo di via Monte Cervino. La famiglia vive a Marcon, mentre i nonni Lucio e Maria Grazia abitano in una casa di via Ca' Solaro a Mestre. La notizia della tragedia ha scosso il personale dell'Ulss 3 Serenissima, dove lavoravano Maria Grazia Zuin e Lucio Potente e dove lavora tutt'ora la mamma del piccolo Mattia, moglie di Marco Antoniello.
MARIA GRAZIA E L'ULSS
Maria Grazia era andata in pensione cinque anni fa circa, il marito, Lucio, sempre dipendente Ulss, più recentemente, ma comunque da alcuni anni. Quando il nome di Maria Grazia Zuin è trapelato dai primi "lanci" degli organi d'informazione come vittima dell'incidente di Santo Stefano di Cadore, lanci che si sono diffusi a macchia d'olio in tempo reale tra conoscenti e familiari, le chat sono state inondate di messaggi di incredulità e mestizia. Il dottor Luca del Ninno, dal 2015 è a capo della Direzione amministrativa degli ospedali dell'Ulss 3 Serenissima.
«Al mio arrivo, otto anni fa - racconta il medico - Maria Grazia Zuin fu la prima persona che incontrai: lei si occupava dei controlli delle attività e dei servizi alberghieri degli ospedali, nella sede dell'Angelo. Una persona splendida: capace, caparbia, tenace, ma soprattutto una persona di grande conoscenza e competenza, molto legata alla famiglia»,
Del Ninno ne ricorda le caratteristiche di precisione e affidabilità, e la capacità di fare gruppo.
«Era una donna che sapeva fare squadra - dice ancora - ho imparato molto da lei e dal suo modo di fare, quando arrivai. E lo si capisce dal numero di testimonianze che in queste ore stanno arrivando telefonicamente, con centinaia di messaggi che stanno invadendo tutte le chat». Il medico, profondamente colpito dall'episodio di ieri pomeriggio, continua: «Voglio esprimere in questo momento la mia vicinanza anche a nome di tutti i colleghi e della direzione aziendale ai familiari, alla figlia Elena, al marito Lucio Potente: sono momenti drammatici, in cui possiamo solo testimoniare il nostro affetto».