«Quella donna andava a 160 all'ora, quando è scesa inveiva contro i corpi a terra delle vittime»

Venerdì 7 Luglio 2023 di Davide Tamiello
«Quella donna andava a 160 all'ora, quando è scesa inveiva contro i corpi a terra delle vittime»

«Cosa vuole che le dica? Siamo distrutti. Non ha senso morire in questo modo, falciati in vacanza da un'auto piombata alle spalle». Marco Potente, figlio di Mariagrazia Zuin, cognato di Marco Antoniello e zio del piccolo Mattia, vittime della tragedia di Santo Stefano di Cadore, è un uomo senza forze. Vedere suo padre Lucio, un uomo tutto d'un pezzo, il "sergente di ferro", come lo chiamavano nell'ambiente del pallone i compagni di squadra prima e i calciatori che allenava poi, sciogliersi in un pianto senza fine, è stato solo l'ennesimo colpo al cuore della giornata: in una frazione di secondo ha perso mezza famiglia e la rabbia per come sia accaduto è qualcosa di estremamente difficile da trattenere. «Dai primi rilievi, da quanto ci hanno detto le forze dell'ordine, pare che quell'Audi stesse viaggiando a 160 chilometri all'ora - dice -, mio padre mi ha raccontato che la donna alla guida sembrava fuori di sé, non so dire perché sotto choc o sotto l'effetto di qualche sostanza»

Ha inveito contro il corpo di mia madre sotto a quel lenzuolo bianco. Mi sembra qualcosa di incredibile

«Sono morti mia madre, mio nipote e mio cognato, mia sorella è ricoverata in ospedale, mio padre è ancora sotto choc.

Quella donna ci ha condannati per sempre a una vita orribile».


LA COMUNITÀ


La notizia, in quell'angolo di campagna di città, è piombata come un fulmine. Ca' Solaro è una comunità nella comunità. Formalmente è una via di Favaro Veneto, una delle sei municipalità del comune di Venezia. In realtà, però, è molto di più: il legame tra le persone che vivono qui è così forte da dare l'idea di un'unica grande famiglia. Uno dei nuclei storici di Ca' Solaro è proprio quello dei Zuin. Mariagrazia qui ci era nata, nella casa di famiglia era cresciuta con quattro tra sorelle e fratelli. Poi, con Lucio, aveva messo su casa e famiglia, ma non molto distante da lì, «vicino al capitello», come si dice in zona per dare un riferimento toponomastico preciso. Lei, impiegata all'Ulss 3 Serenissima di Venezia, proprio come la figlia Elena, che lavora come amministrativa.


UNITI DAL CALCIO


Lucio, quando l'aveva conosciuto Mariagrazia, era un giovane e promettente calciatore. Estremo difensore, era arrivato a difendere la porta del Mestre in serie C2. Poi, appese le scarpe al chiodo, aveva iniziato la carriera da allenatore conclusa una decina di anni fa. L'ultima panchina a Jesolo. «Ha allenato la nostra squadra nel 2018 - dice Federico Biondo, ex ds del Lido di Jesolo - subentrando al precedente allenatore che si dimise dopo alcune giornate. Quell'anno, con la sua determinazione, riuscì a portaci nella finale di coppa di Terza Categoria. È una persona squisita, un personaggio di un calcio d'altri tempi. Sempre molto disponibile, faceva la spola tra Favaro e Jesolo per gli allenamenti. Dopo quell'esperienza non ha più allenato. La notizia di quanto accaduto è terribile, gli siamo vicini e ci stringiamo in un grande abbraccio».


Una passione, quella per il calcio, che condivideva con il compagno della figlia Elena: Marco Antoniello, dipendente di una falegnameria a Dese, aveva giocato nel Favaro. Lui e la compagna avevano comprato casa a Marcon, a pochi chilometri dai suoceri. Quasi due anni fa era nato Mattia: il 16 luglio avrebbe compiuto gli anni. «Era un bambino stupendo - raccontano i vicini di casa - era la gioia dei nonni. È una tragedia immane, una tragedia di tutta la comunità».

Ultimo aggiornamento: 8 Luglio, 12:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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