SAN DONÀ - Impiccata alla rete di recinzione. Strangolata, stecchita, penzolante. Quando la hanno notata non dava più segni di vita. Deve aver lottato prima di arrendersi, ma la trappola a laccio (non consentita) che le cingeva il collo non ha lasciato scampo alla femmina di volpe, bloccata mentre stava cercando di entrare in un piccolo pollaio. Una scena raccapricciante che testimonia una morte crudele.
«È vergognoso che siano usate queste trappole a laccio – spiegano i volontari - Siamo inorriditi per l’ennesimo atto di crudeltà. Quando scatta la trappola gli animali restano strangolati, e il cappio può causare sofferenza prima della morte, che arriva in modo lento e doloroso, come è probabile sia avvenuto per questa volpe». Tra i volontari che hanno partecipato alle ricerca anche la consigliera comunale di maggioranza Alessandra Patti (Fare civico): «Di sicuro l’atto è da condannare – commenta Patti - c’è preoccupazione anche per i piccoli che rischiano di morire. Un ringraziamento va alle associazioni animaliste, con alcuni volontari provenienti anche da Jesolo, che si sono attivate con sensibilità e in modo tempestivo. Ieri pomeriggio, purtroppo, non è stato possibile trovare la tana, anche a causa dei rumori e la presenza dei cittadini che hanno scelto di fare una passeggiata lungo la vicina via Canale Navigabile, una delle camminate più frequentate dai sandonatesi». Alcune ricerche sono continuate durante la serata, confidando che i rumori terminassero. La Polizia locale precisa che l’uccisione animali (domestici e non) è un reato, il Codice penale punisce chi uccide gli animali “per crudeltà o senza necessità” con una pena che può variare da quattro mesi a due anni di reclusione.