In Comune c'era chi si diceva convinto che Venezia è talmente importante per il turismo mondiale che nessuna compagnia aerea avrebbe deciso di tagliare linee e tratte e che tutte avrebbero, pur se malvolentieri, pagato la nuova tassa d'imbarco locale. E invece Ryanair, prima compagnia in Italia, taglia uno dei quattro aerei che fanno base all'intercontinentale Marco Polo di Tessera. Lo fa a partire da ottobre, ossia dall'avvio della stagione invernale, «per rispetto dei nostri clienti che contano sull'offerta estiva che avevamo programmato» spiega Mauro Bolla, country manager per l'Italia della compagnia low cost irlandese. Ogni aereo che fa base su uno scalo comporta 100 milioni di euro d'investimento e ritorni economici per tutto il territorio, 100 milioni che spariscono da Venezia assieme a 6 rotte che verranno cancellate e alla riduzione dei voli su altre 6 rotte. La capacità che verrà tolta dall'aeroporto lagunare verrà spostata su città concorrenti in Spagna e in Portogallo. La decisione dei vertici di Ryanair ha scosso la città e ha riacceso le polemiche tra il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro ed Enrico Marchi, presidente del Gruppo Save che gestisce lo scalo lagunare e il sistema aeroportuale triveneto con Verona, Treviso e Brescia.
Ryanair taglia i voli su Venezia, cosa succede ora?
Tecnicamente, per il Veneto l'aereo in meno significa ridurre la capacità su Brindisi, Bari, Cagliari, Lamezia, Barcellona e Dublino con un decremento dell'8% rispetto all'inverno 2022. Il drastico taglio rischia di non essere limitato al prossimo inverno ma di diventare definitivo a partire dalla prossima estate 2024. «Il programma estivo 2024 è in lavorazione in questi giorni e vedremo cosa fare - continua il manager Mauro Bolla - Sicuramente rivedremo ulteriormente i nostri piani se si continuerà su questa linea, quindi noi facciamo appello all'Amministrazione veneziana affinché fermi questo aumento. Incentivare e non punire è la scelta giusta».
Aumento delle tasse
Ryanair, dunque, boccia in toto la decisione del Comune di Venezia di applicare «un eccessivo e sconsiderato aumento delle tasse pari al 38% (2,50 euro) per ogni uomo, donna e bambino in partenza dal Marco Polo a partire dal 30 maggio, che si aggiunge alla tassa di 6,50 euro in vigore in tutta Italia».
Il nuovo balzello
Oltretutto Venezia ha deciso di applicare il nuovo balzello, che renderà circa 10 milioni di euro l'anno (e che durerà dal 2023 al 2031, con una successiva e progressiva diminuzione dal 2032 al 2042) perché ha assoluto bisogno di quelle entrate dato che nel 2024 finiranno i fondi della Legge Speciale, che non è ancora stata rifinanziata, e il mantenimento della città ha costi elevatissimi. Nella battaglia tra Comune da un lato, e Save, gestore dell'aeroporto, e compagnie aeree dall'altro, l'Amministrazione veneziana ha segnato un punto a proprio favore lo scorso 25 maggio quando il Tar del Veneto ha respinto il ricorso degli operatori e ha dato ragione al Comune che venti giorni fa ha avviato l'applicazione del balzello. Decisione che Jason McGuinness, chief commercial officer di Ryanair, ha definito «illogica, e che ha costretto Ryanair a rimuovere un aeromobile basato e a cancellare 6 rotte tra cui Alghero, Colonia, Bournemouth, Helsinki, Norimberga e Fuerteventura per l'inverno 23».
Gli investimenti Ryanair all'aeroporto di Tessera
Ryanair è cresciuta molto nel post Covid, e in particolare al Marco Polo ha investito portando 4 aerei e aumentando le 4 rotte che assicurava nell'estate 2019 fino alle 26 di questa estate, con una crescita che supera il 400% anche dal punto di vista dei voli settimanali. In tal modo la compagnia irlandese è diventata il primo vettore più grande sul Marco Polo. «Il Comune, al quale in più occasioni nei mesi scorsi avevamo chiesto di soprassedere sulla tassa, dovrebbe capire che a Venezia e nel Veneto, al di là del turismo esiste una grande percentuale di persone che vivono e lavorano e hanno bisogno di connettività. - conclude Mauro Bolla - Aumentare questa tassa significa diminuire la possibilità di connettività».