Quarto d'Altino, dall'area archeologica l'ennesima sorpresa: spunta una grande cloaca pubblica

Nell'area archeologica l'ennesima sorpresa: spunta una "cloaca maxima"

Domenica 16 Ottobre 2022 di Tiziano Graziottin
Quarto d'Altino, dall'area archeologica l'ennesima sorpresa: spunta una grande cloaca pubblica

QUARTO D'ALTINO - Col procedere degli scavi l'area archeologica di Quarto d'Altino si va affermando come una delle più ricche e quindi interessanti del Veneto. L'ultimo atto della campagna 2022 si è chiuso in questi giorni con la consolidata consapevolezza che più si scava nella zona intorno al museo di Altino e più c'è la possibilità di allungare la lista dei ritrovamenti, in qualche caso sorprendenti ed inaspettati. E' il caso del ritorno alle luce della grande struttura - riemersa con la nuova campagna di scavi in primavera - che costituiva in sostanza una grande cloaca pubblica.

A intervento concluso si è potuto stabilire che in effetti si trattava di una infrastruttura di notevoli dimensioni: 14 metri di lunghezza per 10 di larghezza, con 5 canalette di adduzione, tre metri sotto il piano campagna, probabilmente parte dello stesso sistema fognario, già in embrione emerso diversi decenni fa, nella zona a nord oltre l'anfiteatro.

SCOPERTA SORPRENDENTE

«In effetti - commenta Marianna Bressan, direttrice del Museo nazionale e Area archeologica di Altino (Direzione regionale Musei Veneto)- considerando la zona di indagine (e cioè il quartiere residenziale Augusteo) pensavamo di trovare edifici, domus o situazioni di questo tipo. Cercavamo anche una strada parallela al Decumano che c'è già. In realtà la scoperta di questo manufatto, che ha una dimensione oggettivamente imponente e non può essere quindi un sistema fognario privato, molto ci spiega dell'impianto urbanistico della città e della sua pianificazione. E il livello di conservazione è molto buono. Se vogliamo l'ennesima prova che è giusto fare delle ipotesi credibili, ma poi le tracce vanno verificate».

BEN VISIBILI

Si tratta di un'infrastruttura pubblica a volta (di cui sono rimasti alcuni mattoni d'attacco) con spallette, anche quelle in mattoni alte un metro e mezzo ben visibili e una pavimentazione di lastroni di trachite, che fu creata nella fase di espansione della città all'alba del primo secolo dopo Cristo, che rappresenta indirettamente ulteriore conferma dell'importanza che andò assumendo Altino in quei primi secoli del millennio. Sono stati ritrovati anche, sul fondo dell'antica cloaca, diversi oggetti di uso quotidiano: pettini, vasellame da mensa, piccole lucerne colorate. In ogni caso un ritrovamento che determina un ulteriore salto di qualità nel progress dell'area archeologica di Altino. «Chiusa la campagna di scavi - osserva la direttrice - ora dobbiamo pensare alla migliore conservazione di quel che è stato trovato. La sfida è riuscire a mantenere visibile - in occasione della riapertura di primavera - quel che è riemerso e lavoriamo per questo, pur consapevoli che non sarà facile, anche in termini di impegno e costi».

LA SFIDA DEL FAR VEDERE

Far vedere il più possibile è sempre l'obiettivo principe - e nella fattispecie è un cavallo di battaglia del sindaco di Quarto d'Altino Claudio Grosso - ma proprio per gli aspetti legati alla conservazione non sempre le ragioni degli amministratori vanno d'accordo con quelle degli archeologi. «Certo la notevole presenza di visitatori anche in occasione delle giornate di Scavi aperti - spiega Bressan - è uno stimolo, c'è stata un'affluenza significativa che ci ha allargato il cuore considerando che è stata quasi del tutto legata al passa parola». Tra i veneti insomma si va facendo largo la convinzione che ad Altino ci sia effettivamente la possibilità di essere a tu per tu con le vestigia della storia romana.
Del resto che Altino sia tra i siti di interesse nazionale lo ha certificato anche il ministro uscente Dario Franceschini inserendolo con imponente finanziamento (tre milioni) tra i cantieri della cultura italiani, il che ha permesso la campagna di scavi messa in essere da marzo. Ed è fuori di dubbio che l'area altinate sia destinata a essere interessata in un prossimo futuro da interventi non solo di scavo ma anche di miglioramento in un'ottica di fruibilità per i visitatori e di razionalizzazione dell'intero sito. Nel percorso per rendere l'area altinate sempre più attrattiva c'è allo studio l'intervento sui magazzini museali e soprattutto la volontà di portare a termine l'allestimento del secondo piano del museo per valorizzare totalmente gli oggetti di vita quotidiana provenienti dalla necropoli.

NON CI SI FERMA

Fermo restando che, non appena dovessero liberarsi i nuovi finanziamenti, la campagna di scavi ripartirà: «L'area altinate è demaniale per il 10% - conclude Bressan - ma la speranza è che attraverso accordi con i proprietari delle zone private limitrofe si riesca a indagare più a largo raggio. L'intervento iniziato a marzo 2022 e concluso in questi giorni ancora una volta ha evidenziato che Altino ha molto da svelare». Già, lì sotto c'è un tesoro.
 

Ultimo aggiornamento: 17:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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