Venezia. Basilica di San Marco, ogni anno sono 420 gli episodi che minacciano marmi e mosaici

Convegno all'Ateneo Veneto organizzato dall'ordine degli ingegneri di Venezia dedicato alla salvaguardia dall'acqua alta

Sabato 4 Febbraio 2023 di Michele Fullin
Il convegno dell'ordine degli ingegneri all'Ateneo Veneto

VENEZIA - Per fortuna ci sono le barriere in vetro a proteggere i marmi e i mosaici del nartece della Basilica dalla corrosione che ha già fatto enormi danni. Per dare un’idea della loro utilità, la stima è che il sistema di protezione integrato del nartece, con le valvole di intercetto delle acque, e delle barriere sia utile mediamente 420 volte l’anno. Lo ha detto l’architetto Giorgio Barbato, durante l’intervento per conto del Provveditorato alle Opere pubbliche del Triveneto, all’evento dell’Ordine degli ingegneri di Venezia dedicato alla salvaguardia della basilica e della piazza, ospitato ieri pomeriggio all’Ateneo Veneto. A fare gli onori di casa il presidente dell’Ordine, Mariano Carraro e il presidente del Collegio Sandro Boato.
 

NARTECE SALVATO
Il nartece, infatti, si trova sul punto più basso della piazza e fino quattro anni fa veniva costantemente inondato con maree superiori a 64 centimetri, come ha spiegato Diego Semenzato, dello studio General Progetti, il quale ha raccontato la genesi del primo intervento, intercettando con elettrovalvole l’acqua dei cunicoli sotterranei, interrompendo il flusso verso il nartece.
Verso i 90 centimetri, però, l’acqua sormontava la gradinata ed è per questo che è stato realizzata la barriera (nata, ha raccontato Daniele Rinaldo, da una visita ad un acquario in Florida e una alla Basilica).
Ma l’intervento più toccante è stato quello del Primo procuratore di San Marco, Carlo Alberto Tesserin, che ha incitato a pensare già al futuro, poiché le opere approntate non sono che l’inizio.
 

PENSARE AL FUTURO
«A Venezia - ha detto - ogni volta che si deve fare una cosa si tende spesso a credere che non sia realizzabile. Non è così. Si può fare. Dopo l’acqua alta abbiamo scoperto la pericolosità del vento, che si aggiunge ai pericoli che già c’erano. Con il 12 novembre 2019 è finita una stagione e se n’è aperta un’altra, è stato un messaggio che ci ha indotti a pensare in modo differente. Ma non illudiamoci: i lavori fatti finora non sono una fine, ma un inizio».
Sul futuro ha parlato Pierpaolo Campostrini, direttore del Corila.
«Le ricerche che abbiamo presentato il 12 gennaio danno idea dei cambiamenti prossimi futuri - ha detto - come ci dobbiamo preparare usando questo tempo a disposizione per imparare a gestire i nuovi strumenti che ci siamo dati per garantire compatibilità tra difesa e salvaguardia laguna.
Il futuro è incerto sul “quando” ma certo sul “cosa” succederà. La difesa del Mose comincerà ad essere meno possibile e dovremo cambiare paradigma di protezione. Dobbiamo far fronte ad un innalzamento del livello medio che si avvicinerà agli 80 centimetri. Tra l’altro - ha concluso - l’aver introdotto un sistema di protezione urbana insegna ad attrezzarsi anche per difendere altri posti, come gli Uffizi. Ci sono luoghi dove la risalita del mare porterà ad emergenze sensibili».
Infine, l’assessore al Commercio, Sebastiano Costalonga, ritiene di aver risolto l’impasse con gli operatori commerciali della piazza, i quali temono che i cantieri per l’impermeabilizzazione di San Marco, che non si possono fermare, creino problemi agli affari durante Carnevale, soprattutto in calle della Canonica.
«Forse abbiamo trovato la mediazione - conclude - i lavori inizieranno la mattina presto e poi dalle 11 alle 18- 19 si arresteranno di fronte alle attività aperte. La settimana prossima ci sarà un incontro».
 

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