La super pozzanghera davanti alla barriera della Basilica di San Marco. E c'è anche il nodo gestione dei vetri

Mercoledì 28 Dicembre 2022 di Roberta Brunetti
La super pozzanghera davanti alla barriera di San Marco

VENEZIA - La barriera sta funzionando a pieno ritmo, salvando la Basilica di San Marco dall'acqua alta, ma lasciando una grande pozzanghera all'esterno che ristagna per ore anche quando la marea è scesa. Ormai da inizio novembre questa cintura di lastre in vetro protegge la fabbrica bizantina dalle acque alte intermedie, quello per cui non si alza il Mose. Ma quando la marea scende e anche la Piazza ritorna all'asciutto, una grande chiazza d'acqua rimane per ore davanti alla facciata della Basilica, proprio a ridosso della barriera. Il problema è che le forine per lo scarico sono collocate nello spazio all'interno della barriera, che di fatto resta isolato, perché i panconi che chiudono i cinque varchi d'accesso non vengono abbassati del tutto.

Insomma, un problema legato all'utilizzo di un'opera nuova che va perfezionato. E in generale il tema della gestione/manutenzione della barriera resta una questione aperta, da risolvere. Non a caso le imprese del Cvn che hanno eseguito i lavori non hanno ancora rimosso le recinzioni, nonostante i collaudi completati, proprio perché resta da chiarire chi si deve occupare di questa opera dello Stato che salvaguardia un bene del Patriarcato. Se ne parlerà in una riunione ad hoc, fissata al rientro dalle ferie natalizie, tra Provveditorato alle Opere pubbliche, Procuratoria di San Marco, Comune, imprese del Cvn.


LA SUPER-POZZANGHERA


Quella pozzanghera, intanto, l'hanno notata in molti in queste settimane. Nel gioco delle maree è normale che la Piazza prima si allaghi, poi si asciughi. Un saliscendi che in genere procede con una certa continuità e velocità. Ora però c'è questa pozzanghera che ha tempi più lunghi. Così capita che quando la marea è ormai ben al di sotto della quota di allagamento della Piazza, l'acqua ristagni ancora davanti alla Basilica. In quel punto, infatti, non ci sono scarichi. E quelli più vicini sono isolati all'interno della barriera. In queste settimane di picchi di marea continui gli ingressi in Basilica avvengono via passerelle, posizionate sopra il primo pancone di chiusura della barriera. «Ma con le passerelle montate è più difficile togliere i panconi - spiegano i tecnici delle imprese, in questa fase ancora operativi - Per questo l'acqua non raggiunge gli scarichi all'interno e fatica a defluire. É una questione di gestione dell'opera».


IL NODO GESTIONE


Ed ecco il senso della riunione convocata dal Provveditorato per gennaio. Fino ad allora la barriera resterà recintata, in assenza di una consegna formale al soggetto che poi ne avrà la responsabilità, anche rispetto a eventuali atti vandalici. «Noi abbiamo tutto l'interesse che questa barriera funzioni al meglio - sintetizza il primo procuratore di San Marco, Carlo Alberto Tesserin - Ora si tratta di chiarire chi fa e che cosa». E se la posa dei panconi per la chiusura degli accessi, così come la pulizia delle lastre in vetro, potrebbe toccare proprio alla Procuratoria e al suo personale, resta aperta la questione della manutenzione della parte tecnologica dell'opera, fatta soprattutto di valvole e pompe. Non è questione di poco conto. Qualche anno fa anche il sistema gemello, che garantisce la salvaguardia del nartece, era andato in tilt per la sporcizia che si era accumulata nelle pompe. Così l'acqua era tornata ad aggredire i preziosi marmi, fino a quando non si era provveduto alla manutenzione. Ora, tra le ipotesi, c'è quella di affidare il compito a una impresa con un contratto ad hoc. Qualche preventivo è già stato inviato dalle stesse ditte del Cvn.


MANUTENZIONE ONEROSA


Di certo anche questa manutenzione avrà un costo, tanto più importante quando sarà completato l'intero intervento di messa in sicurezza della Piazza, con il posizionamento di altre pompe e valvole. Un sistema complesso, per il cui completamento ci vorranno anni, ma che poi andrà sottoposto a manutenzione con costanza. Le imprese stanno già facendo delle stime: si va da un minino di 100mila a una massimo di 200mila euro all'anno. Un altro tassello di quel vasto sistema Mose. Altri costi da mettere in conto per la salvaguardia della città d'acqua.
 

Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 10:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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