Il prefetto di Venezia: «Pronti 70 posti per i profughi, ma niente hub»

Venerdì 11 Marzo 2022 di Davide Tamiello
GUERRA IN UCRAINA Pronti 70 posti per i profughi dell'Est

VENEZIA - «Abbiamo 70 posti per l’accoglienza dei profughi, ma bisogna tenere conto anche degli sbarchi. Si rischia di andare incontro a una concorrenza tra ucraini e migranti della rotta balcanica». Il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, sta preparando il campo per la nuova emergenza.

L’ennesima, a dire la verità, da quando ha preso il suo incarico a Venezia: prima i migranti, poi il Covid, ora i profughi di guerra.

Al momento i numeri (quelli reperibili, in realtà) sono ancora piuttosto contenuti: sono circa 450 gli ucraini arrivati in questi giorni nell’area metropolitana di Venezia. «Ma sono soprattutto - spiega - persone che avevano qui dei famigliari da raggiungere. Nelle nostre strutture ce ne sono solo 27, 170 sono stati presi in carico dalla Caritas».

A Venezia la Caritas ha trovato posto per una quarantina di persona, in compenso il Comune ne ha sistemati un centinaio nell’ostello AO di via Ca’ Marcello. «Possiamo dire di essere uno dei pochi Comuni ad avere dato un contributo reale e concreto fin da subito», commenta l’assessore alle Politiche sociali Simone Venturini. L’emergenza, però, è ancora alle porte. 
«Stiamo lavorando a un meccanismo di raccordo sulle informazioni - spiega Zappalorto - stiamo cercando di mettere in piedi la macchina pur con mille difficoltà, perché almeno finora questo fenomeno ci è sfuggito di mano. È spontaneo, incontrollabile, per cui stiamo provando a riprendere in mano la situazione». Intanto con un censimento, coordinato anche con le altre prefetture del Veneto, con l’obiettivo di fare chiarezza sulle dimensioni dell’ondata migratoria. Sembrano lontani i tempi in cui si parlava di centinaia di posti a disposizione delle prefetture. Quattro o cinque anni fa, solo nell’ex base militare di Cona, i profughi erano arrivati a superare quota 1.500 persone.

«Al momento, se il fenomeno è questo, noi siamo limitatamente interessati - continua Zappalorto - chiaro che se i flussi dovessero diventare più consistenti dovremo pensare a strutture di accoglienza più capienti, ma situazioni come quella di Cona non si dovranno e non si potranno ripetere. Anche perché non si trovano cooperative o società che vogliano gestire realtà di questo tipo».

Le alternative, quindi, sono diverse. «Penso piuttosto ad alberghi, comunità - continua - certo è che i nostri 70 posti rischiano di essere insufficienti soprattutto se continueranno gli sbarchi. A Lampedusa, sulle coste siciliane e calabresi, in realtà, non si sono mai fermati, anche se ora se ne parla meno: il rischio di dover affrontare questo doppio canale di arrivi c’è». 
Intanto la collaborazione tra le prefetture e la protezione civile regionale prosegue: verranno realizzati degli hub per la primissima accoglienza dove i profughi ucraini potranno risolvere tutte le questioni sanitarie (come i vaccini anti covid, per esempio) e burocratiche. Qualche giorno di permanenza prima di essere destinati ai centri di accoglienza dedicati. «A Venezia non è ancora certo se ci sarà una di queste strutture - conclude Zappalorto - probabile però che ne venga realizzato uno tra qui e Treviso».

 

Ultimo aggiornamento: 16:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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