Violenza sessuale, inchiesta ferma per 10 anni e reato prescritto

Sabato 27 Novembre 2021 di Gianluca Amadori
VENEZIA Tribunale, inchiesta ferma per dieci anni

VENEZIA -  La Procura di Venezia ha aspettato dieci anni per chiudere, con una richiesta di rinvio a giudizio, un fascicolo per violenza sessuale tra ex conviventi in relazione ad un episodio collocato dagli investigatori più di 14 anni fa. E così ieri mattina il Tribunale di Venezia non ha potuto fare altro che dichiarare l’avvenuta prescrizione. Gli altri reati meno gravi di lesioni e danneggiamento si erano già prescritti in precedenza.
Il caso approdato in aula alla Cittadella della giustizia è avvenuto in centro storico nel lontano giugno del 2007 e, a seguito della denuncia presentata dalla donna, la Procura chiese e ottenne all’epoca l’arresto del presunto violentatore, il quale restò in carcere per un paio di settimane. Poi sulla vicenda scese il silenzio, tant’è che lo stesso indagato e il suo difensore ritenevano che il fascicolo fosse stato chiuso senza alcun avviso. Ma la giustizia presenta sempre il conto e quindi, seppure con forte ritardo, alla fine fu notificata una richiesta di rinvio a giudizio.
Tra gli elementi raccolti fin dal primo momento dalla pubblica accusa vi era anche un video della durata di circa mezz’ora, registrato dallo stesso indagato, all’epoca trentacinquenne.

L’uomo probabilmente voleva documentare l’incontro che auspicava essere l’inizio di una riconciliazione con la trentaduenne con cui aveva convissuto, con la nascita di due figli, ma che da tempo aveva deciso di mettere fine alla relazione sentimentale. La donna ha però fornito una versione ben diversa dei fatti: ha sostenuto innanzitutto di essere stata attirata con l’inganno a casa dell’ex compagno, il quale le aveva parlato di un incidente occorso ad uno dei figli. La trentaduenne ha dichiarato di essere stata costretta con violenza e minaccia a fermarsi per tutta la notte nell’abitazione dell’uomo, per poi subire atti sessuali non voluti.


LA DIFESA
La difesa, rappresentata dall’avvocato Piero Coluccio, avrebbe voluto proiettare in aula quel video per dimostrare che dalle immagini e dai colloqui registrati emerge una ricostruzione dei fatti diversa da quella offerta dalla donna, ovvero che nessuna violenza sessuale è mai avvenuta ma che, al contrario, il rapporto fu consensuale. Ma il Tribunale ha ritenuto che sia trascorso troppo tempo dai fatti contestati e che il reato sia ormai coperto da prescrizione.
La presunta vittima del reato, assistita dall’avvocatessa Carlotta Galvan, non si è costituita parte civile al processo.

Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 12:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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