Amianto killer, l'ora dei risarcimenti. Diciassette milioni in nove anni

Lunedì 29 Luglio 2019 di Alvise Sperandio
Il porto di Venezia. Il presidente Musolino ha deciso di accantonare un tesoretto di due milioni e mezzo all'anno per pagare i risarcimenti alle vittime dell'amianto
MESTRE - Due milioni e mezzo di euro all’anno. Tanto l’Autorità di sistema portuale ha scelto di mettere da parte, in via preventiva, ogni 12 mesi, per far fronte agli eventuali risarcimenti dovuti ai familiari dei morti per cause correlate all’esposizione all’amianto sul posto di lavoro. Una ferita aperta per tante persone rimaste senza coniugi, genitori o figli, venuti a mancare - non in pochi casi anche prematuramente - dopo essersi ammalati per colpa di un materiale in passato largamente impiegato, riconosciuto cancerogeno e purtroppo divenuto letale per molti lavoratori in tutto il Paese. Persone costrette a sopportare non solo il lutto, ma anche il peso di cause avviate per vedersi riconosciute nelle aule di giustizia il diritto a un risarcimento. 
 
AZIONE PREVENTIVA
L’Autorità portuale presieduta da Pino Musolino ha deciso di fare un passo in più, predisponendo una sorta di “tesoretto” annuale da destinare al soddisfacimento delle richieste di chi si è rivolto al giudice per far valere le proprie ragioni. Due milioni e mezzo di euro, dunque, cifra sostanzialmente in linea con quanto pagato lo scorso anno (1,9 milioni) le tre cause che si sono concluse con accordi transattivi. Il porto ha scelto di provvedere anche se si tratta di casi che risalgono a molti anni fa, all’epoca in cui in città esisteva ed operava a pieni poteri il provveditorato al porto che tra i suoi compiti era anche fornitore di lavoro nei terminal e gestore del vasto ciclo delle operazioni che lì si svolgevano. Una politica ritenuta doverosa nei confronti delle vittime e per i loro congiunti, portata avanti anche se sul piano formale le funzioni dell’ente attuale sono diverse rispetto all’organismo che con la maxi riforma è andato a soppiantare. 
BILANCIO
Cifre considerevoli che vanno a incidere e non poco sul bilancio, basti dire che negli ultimi 9 anni, il porto ha risarcito danni per più di 17 milioni di euro. 
Soldi che ha messo completamente di tasca propria, senza neppure avvalersi della compartecipazione del Ministero delle Infrastrutture da cui pure l’ex Provveditorato al Porto dipendeva direttamente. Attualmente sono pendenti davanti al giudice, in diversi gradi del giudizio, ancora una sessantina di cause che, in ipotesi di accordo transattivo o comunque di sentenza, comporterebbero esborsi di altre decine di milioni di euro. Peraltro, negli ultimi tempi l’entità dei singoli risarcimenti accordati è andata mediamente aumentando, tanto che tra gli esperti in materia c’è chi auspica, a garanzia di tutte le parti coinvolte, la predisposizione di una sorta di tabellario nazionale in grado di indicare dei criteri comuni di quantificazione dell’importo così da superare la discrezionalità nel trattamento dei casi di decesso collegabili all’amianto. «Stiamo risarcendo casi che risalgono a quando il Provveditorato al Porto aveva anche il ruolo di fornitore di lavoro e gestore del ciclo delle operazioni, che non sono più attribuibili all’attuale Autorità di Sistema Portuale che per legge ha altre funzioni. Ritengo che risarcire sia doveroso per le vittime e per i familiari ma è chiaro che, in questa maniera, è estremamente penalizzante per i nostri bilanci», afferma il presidente Pino Musolino. 
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Ultimo aggiornamento: 08:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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