Il patriarca Moraglia: «Gli incidenti non sono una "fatalità"»

Sabato 21 Gennaio 2023 di Alvise Sperandio
Il patriarca Francesco Moraglia

VENEZIA - Troppe croci sulle strade. Troppe giovani vite spezzate, una ferita che sanguina e che forse neanche il tempo potrà guarire. Ma gli incidenti stradali che stanno funestando tutto il Veneto, ultimamente, non possono essere derubricati a semplici fatalità. In ballo c'è la libertà e la responsabilità delle persone. Perché basta un errore per provocare il peggio per sé e per gli altri. Lo dice il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, che interviene dopo gli ultimi tragici fatti. L'ultimo mese, in particolare, è stato nerissimo: a Mestre i due 25enni morti la vigilia di Natale; a San Donà, due settimane fa, altre due vittime di 23 e 20 anni; lo scorso week end tre deceduti ciascuno in uno scontro sulla Romea, tra Legnaro e Piove di Sacco, e tre a Veronello. Più tutta una serie di altri incidenti con altri morti e feriti. Mentre resta sempre viva la scomparsa dei quattro ragazzi a Jesolo, spinti fuori strada, dentro un canale, in una notte di luglio del 2019.
«Colpisce dice Moraglia l'assurdità di queste morti che potrebbero essere evitate facilmente quando non si tratta di vere e proprie fatalità. Su un piatto della bilancia c'è il bene sommo della vita, sull'altro la trasgressione, l'azzardo, l'effimero, l'illusione d'essere, per un momento, il leader del gruppo, il Superman di turno. Guardo a questi tragici eventi con sgomento e penso alla sofferenza dei genitori, dei nonni, dei fratelli, degli amici, di tutti coloro che, per sempre, ne saranno segnati. Certe ferite, infatti, sono ben difficili a rimarginarsi. Immagino poi il rimorso dei sopravvissuti che hanno provocato questi incidenti».
Tragedie che lasciano un senso di vuoto, di sconfitta e impotenza, soprattutto quando sono coinvolti dei giovani. Moraglia chiede di tornare ad educare al senso del valore della vita e della salute come primo strumento di un'effettiva prevenzione. «Importante spiega è acquisire un senso di responsabilità e delle convinzioni etiche che si traducano in stili di vita conseguenti. Bisogna essere più consapevoli di quanto è preziosa, unica e irripetibile la vita che c'è donata una volta sola. Indietro non si torna».
Eppure una strada dev'esserci per mettere insieme il divertimento con la sicurezza stradale. «Occorre crescere nel senso di responsabilità che deve accompagnarci in ogni momento, soprattutto quando si è alla guida di un mezzo potente e veloce. La sicurezza stradale chiama in causa la libertà e la responsabilità dei singoli ammonisce Moraglia . È troppo di moda lo sballo, l'esagerato in tutto, nei suoni e nelle luci che intontiscono, nelle bevande che alterano, nelle spavalderie che offendono la dignità. Non è in gioco solo l'incolumità fisica, bisogna pensare anche a quei danni permanenti che gli incidenti stradali causano nel fisico e nello spirito con morti, invalidi, persone e famiglie segnate per sempre». Sta agli adulti invertire la tendenza. «Bisogna capire e spiegare che ogni momento della vita, lavoro, studio, divertimento, ha limiti e regole: non tutto quello che è possibile fare si deve fare o... azzardare sostiene Moraglia . Gli adulti, qui, hanno una responsabilità nei messaggi che mandano ai giovani. Devono aiutarli ad acquisire il senso del limite, l'importanza della sobrietà, i grandi valori della vita, come anche a non considerarsi padroni della propria e altrui esistenza, della strada, della macchina, delle proprie emozioni e situazioni».
 

Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 10:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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