Dal campetto parrocchiale la pallonata finisce sull'auto, minacciato don Gianni

Venerdì 4 Febbraio 2022
Dal campetto parrocchiale la pallonata finisce sull'auto, minacciato don Gianni
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CARPENEDO - Una pallonata di quelle che, un tempo, erano praticamente normali nel campetto da calcio di qualsiasi patronato. E il pallone che schizza fuori attraverso un buco nella rete, sbattendo contro un muro e finendo (forse) sul tetto di un’auto di passaggio. E allora, apriti cielo, scoppia la polemica contro i ragazzi e perfino contro il parroco.
Don Gianni Antoniazzi ha raccontato tutta questa storia, piccola ma significativa, nel nuovo numero di “Lettera aperta”, il settimanale della parrocchia dei santi Gervasio e Protasio di Carpenedo «perché - precisa - se a Venezia, nella Città storica, ai ragazzi è stato imposto il divieto di giocare a palla o andare in bicicletta», questo non accada anche a Mestre. «Domenica scorsa poco prima delle 12 - racconta il sacerdote - diversi ragazzi stavano giocando in campo.

Durante la partita uno ha calciato in modo maldestro e la palla è uscita da un foro della recinzione, oltre il muro di cemento. In via Manzoni passava in quel momento un’automobile e, di rimbalzo, il pallone deve aver colpito il tettuccio. Di lì a poco c’è stata una scena poco edificante. Le telecamere hanno mostrato una donna adulta che parlava in modo fermo contro quelli che lei stessa chiamava “bambini”, rimproverandoli e minacciandoli anche di chiedere un risarcimento». Tutto sembrava comunque finito lì, ma nel pomeriggio la donna ha bussato direttamente alla porta del patronato chiedendo di don Gianni. Dopo aver raccontato l’episodio e “la violenza del colpo ricevuto sull’automobile”, ha chiesto che il buco della recinzione fosse riparato scandendo che “se un giorno un pallone avesse colpito l’anziana madre che abita in zona”, allora “l’avrebbe pagata” pure il sacerdote. Va detto che i volontari della parrocchia di Carpenedo avevano già provveduto a sistemare la rete, e che le registrazioni del sistema di videosorveglianza avevano certificato che la “pallonata” non era certo volontaria. «La questione è un’altra e ben più delicata - riflette don Gianni in “Lettera aperta” -. I ragazzi sono di per sé imprevedibili, esuberanti, non adatti a controllarsi, altrimenti sarebbero adulti. Accogliere i ragazzi significa esporsi a qualche episodio maldestro. Non è questione di educazione: se si girano le spalle i ragazzi ritornano ad essere ragazzi e non si può immaginare di stare su di loro tutto il giorno col fucile spianato. Se poi anche noi adulti ci esprimiamo con rabbia e minacce, com’è possibile esigere il “controllo” nell’animo dei ragazzi? Vogliamo escludere i più giovani dal nostro territorio?». Una domanda che don Antoniazzi rilancia al quartiere e a tutta la città.

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