Omicidio di Mestre. Lorenzo Nardelli brutalmente ucciso dai cugini Radu nell'ascensore: «L'hanno picchiato per ammazzarlo»

Depositate le motivazioni del Riesame sulla violenza consumatasi il 9 agosto scorso. La vittima aveva sbagliato porta ed era stato scambiato porta

Domenica 15 Ottobre 2023 di Nicola Munaro
Omicidio di Mestre. Lorenzo Nardelli brutalmente ucciso dai cugini Radu nell'ascensore

MESTRE (VENEZIA) - La sera del 9 agosto i cugini Radu e Marin Rusu non rischiavano nulla e men che meno erano in pericolo di vita. Però hanno picchiato Lorenzo Nardelli - 32 anni di Salzano - fino a ucciderlo “con una vera e propria scarica di colpi durata oltre 10 minuti”. Motivo per cui ai due cugini moldavi non può essere contestato nessun altro reato se non l’omicidio volontario. La ceralacca che il sostituto procuratore Stefano Buccini stava aspettando per chiudere l’inchiesta sull’omicidio di via Rampa Cavalcavia 9, la mette il tribunale del Riesame con le motivazioni attraverso le quali spiegare come mai aveva respinto le richieste della difesa - gli avvocati Jacopo Trevisan e Giorgio Pietramala - di concedere almeno i domiciliari ai cugini Rusu.


NESSUNA PIETÀ
Secondo la difesa si sarebbe trattato di omicidio preterintenzionale: Marin e Radu, con ruoli diversi (tanto che verrà fatto ricorso in Cassazione per Marin Rusu), avrebbero sì picchiato Nardelli, scambiandolo per un ladro, ma senza volerlo uccidere. Tesi non accolta dal Riesame, che invece ha sposato l’impianto della procura. Nelle 18 pagine di spiegazione, il tribunale della libertà parla di “brutale pestaggio” e di colpi dati “da distanza assai ravvicinata (...) in zone vitali (...) con inaudita violenza”. Continua: “l’estrema violenza dei colpi risulta ancor più evidente se sol si pensi che entrambi erano senza scarpe al momento del fatto (...) avendo dunque cagionato le fratture costali e craniche a mani e piedi nudi”. Sotto accusa anche il comportamento dei cugini, sia durante l’aggressione (“Nardelli per lungo tempo aveva urlato e implorato aiuto”) sia dopo: le prime due telefonate non sono alla polizia o in ospedale, ma a una donna. Poi arriva la chiamata al 112, nella quale “non avevano richiesto nessuna ambulanza” (e nessuna chiamata al 118 sarà mai fatta) minimizzando l’accaduto (“abbiamo dato una botta o due”), nonostante Nardelli fosse già morto. Smontata anche la tesi secondo cui i due erano ubriachi: “hanno agito in modo perfettamente coerente e razionale”. Nelle sue motivazioni, il Riesame spiega anche che nessun’altra misura - carcere a parte - è compatibile con il carattere dei cugini Rusu che quella notte hanno “rivelato spiccato sadismo oltre che assoluta capacità di autocontrollo” e sono stati capaci di una “ferocia inquietante” di fronte a fatti che erano solo una loro supposizione: cioè che Nardelli fosse un ladro e avesse le chiavi del loro appartamento.

E comunque, avrebbero potuto scappare se si fossero sentiti in pericolo, invece di inseguire il 32enne in ascensore. I due quindi avrebbero “personalità aggressive e prevaricatrici” e potrebbero ricommettere fatti simili.


TRAGICO ERRORE
La sera del 9 agosto Lorenzo Nardelli aveva imboccato la scala sbagliata del condominio di via Rampa Cavalcavia. Così, invece di entrare nella casa della donna con cui aveva un appuntamento, si era ritrovato sul pianerottolo parallelo, dove si affacciava l’appartamento dei cugini Radu e Marin Rusu che - per un altro terribile caso del destino - avevano lasciato la porta socchiusa. I due operai di origine moldava, all’interno, erano già alticci e quando si erano trovati davanti l’intruso, scambiandolo per un ladro, gli si erano scagliati contro. Vittima e carnefici non si erano mai conosciuti. 

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