Omicidio di Mestre. «Non ha ucciso Nardelli, scarcerate Marin Rusu», la difesa presenta ricorso al Riesame contro le accuse a uno dei due cugini

Martedì 22 Agosto 2023 di Nicola Munaro
Omicidio di Mestre. «Non ha ucciso Nardelli, scarcerate Marin Rusu», la difesa presenta ricorso al Riesame contro le accuse a uno dei due cugini

MESTRE - Mancanza di indizi sul fatto che Marin Rusu abbia avuto un ruolo decisivo nel pestaggio mortale di Lorenzo Nardelli, il trentaduenne di Salzano ucciso la sera del 9 agosto nell'ascensore del palazzo di via Rampa Cavalcavia. Una mattanza di cui sono accusati i cugini Radu Rusu (32 anni) e Marin Rusu (35), in carcere da quella sera per concorso in omicidio.

La difesa

Secondo la difesa dei due cugini - affidata ai penalisti Jacopo Trevisan, Giorgio e Luca Pietramala - Marin avrebbe una posizione più defilata nella dinamica del pestaggio, motivo per il quale ieri mattina è stata chiesta la scarcerazione, quando gli avvocati hanno depositato ricorso al tribunale del Riesame contro l'ordinanza del gip che punta il dito contro i due moldavi sostenendo che quella sera era stata costruita una trappola per il trentaduenne di Salzano.
Quello che ancora manca è il movente dell'omicidio: se gli inquirenti seguono la pista secondo cui era impossibile che Nardelli sia entrato nell'appartamento per rubare, i due cugini sostengono proprio questo.

Lo hanno ribadito anche ieri all'avvocato Giorgio Pietramala che li ha incontrati in carcere.

Radu e Marin Rusu hanno spiegato ancora una volta di essersi visti Nardelli in casa. Il giovane avrebbe aggredito Radu, facendolo cadere a terra, per poi cercare di darsi alla fuga infilandosi nell'ascensore dove poi è entrato Radu e, in un secondo momento, Marin. L'autopsiaha accertato segni di "afferramento" sulle braccia di Nardelli, compatibili con il fatto che uno dei due indagati lo abbia trattenuto, mentre l'altro provvedeva a riempirlo di pugni e forse di calci. Inoltre, una signora, che abita al terzo piano, di fronte ai cugini Rusu, ha spiegato di aver sentito voci concitate dal pianerottolo e di aver visto, attraverso lo spioncino, due persone uscire di corsa dall'appartamento e fermarsi di fronte all'ascensore, cercando di tirare fuori con la forza un giovane che diceva: «Scusa...scusa...non volevo».
Due tesi - quelle di accusa e difesa - che cozzano: fondamentale sarà la relazione della polizia scientifica sui cellulari per capire se ci sia stato - o meno - un contatto tra la vittima e i due cugini. E sempre per provare a fare luce su quella notte, gli avvocati hanno iniziato una serie di indagini difensive a tutto campo. 

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