Omicidio a Mestre. La dirimpettaia che ha dato l'allarme: «Ho sentito le grida disperate dall'ascensore»

Venerdì 11 Agosto 2023 di Emiliana Costa
La dirimpettaia che ha dato l'allarme: «Ho sentito litigare poi le grida disperate dall'ascensore»

MESTRE - «Ho sentito un forte trambusto, un parlare concitato forse una lite sul pianerottolo. Poi i colpi di botte nell’ascensore e le grida disperate d’aiuto. Mi sono spaventata e ho chiamato la polizia». Sono le parole della dirimpettaia dell’appartamento in cui, la sera del 9 agosto, si trovavano Radu e Marin Rusu, i due cugini moldavi arrestati per la morte del 32enne di Salzano Lorenzo Nardelli.

E’ da lì, dal terzo piano dello stabile in via Rampa Cavalcavia 9 che è partito tutto. Secondo la versione che i due cugini hanno dato alla polizia, Nardelli si sarebbe introdotto con due complici in casa loro per derubarli. Poi la lite, le botte e la morte del 32enne. Le indagini sono in corso. Ma ad assistere a pochi metri dalla scena del delitto, è stata l’anziana vicina che per una questione di sicurezza ha preferito mantenere l’anonimato. La signora ha seguito gli eventi dallo spioncino ed è stata la prima a dare l’allarme chiamando le forze dell’ordine. 

URLA E BOTTE

«Dai rumori che provenivano da fuori - continua la dirimpettaia - sembrava ci fosse una lotta nell’ascensore. E’ di metallo e anche se ci sali sopra fa rumore, ma si sentiva che qualcuno all’interno si stesse picchiando. Non ho mai aperto la porta, perché vivo sola e avevo paura, erano le 10.45 di sera. Ho continuato però a seguire tutto dallo spioncino per controllare che la situazione non degenerasse. Se fosse stato un normale diverbio avrebbero potuto arrangiarsi da soli. Ma quando li ho visti entrare nell’ascensore mi è sembrato ci fosse qualcosa di più e non mi sono mossa. Poco dopo qualcuno ha iniziato a gridare ‘Aiuto’ in maniera disperata e costante. In quel momento mi sono resa conto che la situazione era grave e ho chiamato immediatamente la polizia».

I SOCCORSI

La signora, dal suo punto d’osservazione, ha assistito dunque prima alla lite furibonda e poi all’arrivo dei soccorsi e delle forze dell’ordine. «L’ascensore continuava a fare su e giù, si era bloccato con i tre giovani dentro. Sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per aprirlo e tirarli fuori. Hanno chiamato l’ambulanza e hanno tentato di rianimare il ragazzo ferito con il massaggio cardiaco qui sul pianerottolo. Ma non c’è stato nulla da fare. Ero spaventata, ho aperto la porta solo alla polizia quando mi ha suonato per la testimonianza».

ZIO DIRIMPETTAIO

La signora non conosceva Radu e Marin Rusu, i due operai arrestati. «Non li avevo mai visti - continua - conosco lo zio Maftei Anton Nicolae, perché abita qui di fronte a me, l’appartamento è il suo. Ma non c’era al momento della lite. Non sapevo neanche chi fossero i nipoti e chi il terzo giovane». 

DEGRADO

Lo stabile di via Rampa Cavalcavia 9 si trova a due passi da via Cappuccina e via Piave, le zone tristemente note per spaccio e degrado. «Questo - conclude amara la signora - prima era un bel condominio, rispettabile. La zona era stupenda, adesso è diventata una cloaca. Non ne possiamo più».

Video

Ultimo aggiornamento: 16:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci