VIGONOVO - Giulia Cecchettin è stata ferita per la prima volta a Vigonovo, dopo che Filippo Turetta fermò la sua Fiat Punto a poca distanza dall’abitazione dell’ex fidanzata, attorno alle 23.15 di sabato 12 novembre. Un testimone ha raccontato di aver sentito un litigio e le urla della studentessa ventiduenne, per poi chiamare il 112: nel punto indicato dall’uomo, i carabinieri hanno rinvenuto la lama di un coltello da cucina, senza il manico, della lunghezza di 21 centimetri, e tracce di sangue sull’asfalto.
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L'omicidio, dove è stata uccisa Giulia?
La circostanza, finora mai emersa, è contenuta nelle cinque pagine di cui è composta l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Filippo, richiesta dal sostituto procuratore Andrea Petroni il 14 novembre ed emessa il giorno seguente, a tempo di record, dalla giudice per le indagini preliminari Benedetta Vitolo per il reato fino a quel momento ipotizzato: tentato omicidio. A spingere la gip a disporre l’arresto dello studente ventiduenne di Torreglia, da sabato in carcere in Germania, dove aveva cercato di far perdere le tracce, è stato principalmente il video ripreso dalla telecamera dello stabilimento Dior di via Quinta Strada, a Fossò, registrato un quarto d’ora più tardi, attorno alle 23.30: le immagini riprendono Giulia mentre riesce a scendere dall’auto, cercando di scappare. Filippo, però, la insegue e la raggiunge, gettandola a terra con violenza, per poi caricarla, esanime, nel bagagliaio e ripartire.
L'ora del decesso di Giulia
Per il momento non è possibile sapere se Giulia fosse già morta quando l’ex fidanzato l’ha caricata nel bagagliaio, oppure se il decesso sia successivo: di sicuro il corpo della ragazza è stato gettato in un canalone, poco dopo le 2.39, ora in cui la vettura di Filippo viene rilevata dall’occhio elettronico che si trova ad Aviano in via Monte Cavallo, la strada che s’inerpica verso Piancavallo. Il cadavere è stato rinvenuto soltanto venerdì scorso. Il medico legale che sabato ha eseguito l’esame esterno, il dottor Antonello Cirnelli, ha individuato una ventina di ferite da arma da taglio (alcune profonde), al collo e in altre parti del corpo, comprese mani e braccia, segno che Giulia ha tentato disperatamente di difendersi. Spetterà l’autopsia il compito di scoprire quale ferita ha provocato la morte e cercare di individuare l’ora del decesso.
Mandato di arresto europeo
In attesa di sapere dove sia morta la ragazza, l’inchiesta resta di competenza della procura lagunare (il primo atto di violenza si è verificato in provincia di Venezia), che probabilmente chiederà l’emissione di una nuova ordinanza di custodia cautelare per i reati di sequestro di persona e omicidio volontario aggravato dal rapporto sentimentale, per poi tramettere in Germania un Mandato di arresto europeo (Mae) “aggiornato”. Il Mae, a differenza dell’estradizione, prevede procedure più rapide in quanto gli stati europei riconoscono reciprocamente la validità delle misure cautelari: la consegna del giovane alle autorità italiane potrebbe dunque avvenire alla fine della settimana o al più tardi all’inizio della prossima, sempre che il difensore di Filippo non presenti opposizione: in tal caso i tempi sarebbero destinati ad allungarsi (da un massimo di 10 a 60 giorni). Per l’autopsia bisognerà attendere che l’affidamento dell’incarico peritale sia notificato all’indagato in Germania.
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Cosa è stato trovato nell'auto di Filippo Turetta?
Nel pomeriggio di ieri il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, ha spiegato che ora inizierà la valutazione «di tutti gli elementi raccolti: non abbiamo ancora tutto il quadro completo. Dobbiamo rispondere ai fatti, non alle nostre ipotesi». Da analizzare ci saranno anche tutti i reperti rinvenuti nella Fiat Punto di Filippo, sotto sequestro in Germania. «La gravità delle contestazioni e il clamore mediatico suscitato dai fatti necessita ora di una decantazione in modo che le indagini procedano in modo spedito ma con tutte le garanzie», ha concluso il procuratore.
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