Giulia Cecchettin, Filippo Turetta aveva un “piano”? Sacchi di plastica, torcia e coltello. Tutti i punti oscuri

L’ipotesi è che la ragazza sia stata caricata nel bagagliaio ferita ma ancora viva e poi uccisa

Lunedì 20 Novembre 2023 di Mario Landi
Giulia Cecchettin, Filippo Turetta aveva un piano? Sacchi di plastica, torcia e coltello. Tutti i punti oscuri

Filippo Turetta aveva premeditato di uccidere Giulia Cecchettin? Una domanda cui molti danno una risposta certa (soprattutto) sui social: «sì».

Le indagini sono ancora in corso, gli investigatori sono al lavoro per ricostruire tutta la vicenda, passo dopo passo. L’ipotesi è che la ragazza sia stata caricata nel bagagliaio ferita ma ancora viva e poi uccisa.

Filippo Turetta, il coltello e i sacchetti

 

Analizzando la cronologia del suo computer gli investigatori hanno infatti scoperto numerose ricerche su kit per la sopravvivenza in alta quota, inoltre il corpo di Giulia è stato trovato avvolto in alcuni sacchi neri e nel luogo dell'aggressione, a Fossò, è stato trovato un coltello con la lama spezzata che ora verrà esaminato per capire se si tratti dell'arma del delitto. Al momento, il medico legale che ha esaminato il corpo della ragazza ha già appurato che era morta quando è stata portata da Filippo nella scarpata vicino a Barcis. L'autopsia, che potrebbe essere eseguita già nelle prossime ore, chiarirà definitivamente le cause del decesso e l'arco temporale del crimine.

LA FUGA

Nell'inseguimento infinito, le forze dell'ordine si sono avvalse in modo massiccio della tecnologia: cellule telefoniche, telecamere di videosorveglianza, varchi elettronici, targasystem, partendo da Vigonovo, in Veneto, passando per il Friuli e il lago di Barcis, tornando in Veneto a Cortina - dove Filippo ha pagato la benzina ad un distributore automatico con una banconota da 20 euro insanguinata - e poi Lienz e la Carinzia in Austria e, infine, la Germania. Su di lui pendeva un mandato d'arresto internazionale per omicidio emesso dalla Procura di Venezia. Il giudice del tribunale cittadino di Halle an der Saale, in Sassonia Anhalt, ha già convalidato l'arresto.

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LE COLTELLATE

Decine di coltellate, che solo la macabra contabilità dell’autopsia potrà definire nel dettaglio. Le ferite sulle mani e sulle braccia, segno che lei era viva e ha tentato di difendersi mentre il suo aggressore la pugnalava a ripetizione. La prima analisi del corpo di Giulia Cecchettin ricostruisce tutta la violenza del delitto, con ferite profonde. Ma restituisce anche tanti dubbi e ipotesi che ora andranno vagliati dagli inquirenti, capitanati dal pm di Venezia Andrea Petroni, titolare dell’indagine fin dall’inizio, quando si sperava che fosse una semplice sparizione. Il luogo del delitto Il primo è dove sia avvenuto il delitto. Le immagini delle telecamere del capannone della Dior a Fossò (Venezia), scoperte solo lunedì, avevano ripreso l’aggressione di Filippo a Giulia attorno alle 23.30 di sabato e mostrano il giovane che colpisce la ragazza alla testa, facendola cadere al suolo esanime e poi caricandola nel bagagliaio dell’auto; prima c’era stata una lite all’interno dell’auto, ma le immagini non sono nitide e dunque non si capisce se lui abbia in mano un coltello. Una delle ipotesi allo studio dei carabinieri di Venezia è che il giovane l’abbia caricata credendola morta e che lei a un certo punto si sia lamentata: solo allora Turetta potrebbe essersi fermato per colpirla numerose altre volte.

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LA LAMA SPEZZATA

Quello del coltello o dei coltelli è uno dei «gialli». A Fossò ne è stato trovato per terra uno con la lama spezzata, ma era pulito e quindi inizialmente era stato escluso che fosse stato usato per il delitto: anche perché dal video non si capisce quando potrebbe averlo compiuto. Se passasse però la tesi delle due fasi, si potrebbe ipotizzare la presenza di un secondo coltello e questo ovviamente riapre anche il discorso della premeditazione. Per ora non è contestata formalmente a Turetta — l’unica aggravante è quella della relazione sentimentale tra i due — ma potrebbe esserlo non appena saranno messi insieme tutti i pezzi della storia. 

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LA GROTTA

Riguardano un’ipotetica torcia e i sacchetti. Perché Giulia è stata trovata dai volontari della Protezione civile, grazie anche al fiuto del cane Jageer, in un luogo a una cinquantina di metri sotto il piano della strada, impervio, infilata sotto un grande masso in una sorta di grotta proprio perché non venisse vista. Impossibile che sia stata fatta rotolare fino a lì, tanto più che il corpo era anche coperto con due sacchetti neri delle immondizie, appoggiati sopra e non legati. Non c’erano nemmeno particolari ferite da trascinamento, quindi probabilmente Filippo l’ha portata in spalla nella discesa e poi è risalito: ma per farlo avrebbe dovuto avere una torcia, perché era buio pesto e ci sono già i primi segni di ghiaccio, per cui avrebbe potuto rischiare di cadere. Questa dinamica, peraltro, potrebbe portare alla contestazione del reato di occultamento di cadavere.

Ultimo aggiornamento: 21 Novembre, 09:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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