Giulia Cecchettin «uccisa a coltellate e gettata in un dirupo». Ipotesi premeditazione: ecco perché

«Ha provato a difendersi». L’ipotesi della premeditazione

Domenica 19 Novembre 2023 di Angela Pederiva
Giulia Cecchettin «uccisa a coltellate e gettata in un dirupo». Ipotesi premeditazione

In fondo a un canalone, tra gli arbusti e le foglie, riversa sulle rocce e sul terriccio dopo essere rotolata per una cinquantina di metri. Giulia Cecchettin era qui, giù da questo dirupo che scende da Pian delle More, quasi in cima a Piancavallo: la cercavano da una settimana fra il Nordest italiano e il Tirolo austriaco, ma la 22enne era nel territorio comunale di Aviano, lungo la stretta e tortuosa strada che conduce al lago di Barcis, uccisa e abbandonata secondo la Procura di Venezia dall’ex fidanzato e coetaneo Filippo Turetta, tuttora irreperibile con il sospetto addosso di aver pianificato il delitto, stando alle indiscrezioni che filtrano dalle indagini dei Carabinieri.

A trovarla è stata l’unità cinofila della Protezione civile regionale, risparmiando alla famiglia di Vigonovo almeno lo strazio di un’ulteriore attesa. Secondo il primo esame esterno sul cadavere della studentessa veneziana i segni di coltellate sul collo e in testa: i tagli su mani e braccia dimostrerebbero invece l’estremo tentativo di difesa. 

Giulia Cecchettin come è stata uccisa? Le coltellate, il tentativo di difesa, poi il corpo lanciato in un dirupo

LA GIORNATA

La settima giornata di ricerche era iniziata ricalcando lo schema del giorno prima, lungo l’asse tra Veneto e Friuli che va dalla Riviera del Brenta alla Valcellina. Ma al campo-base allestito sulla sponda del lago di Barcis, è apparso chiaro fin dalle 7 del mattino che una particolare attenzione sarebbe stata prestata proprio all’area verso Piancavallo, focalizzando le perlustrazioni in direzione di Aviano. Sotto il coordinamento della Prefettura di Pordenone, i Vigili del fuoco, i Carabinieri e una settantina di volontari della Protezione civile si sono così suddivisi le zone e i compiti. I cani molecolari e i sommozzatori erano pronti ad entrare in azione nei corsi d’acqua, nel caso in cui fossero state rinvenute tracce rilevanti, mentre l’elicottero Drago e i droni sorvolavano l’ampio territorio. 

LA SVOLTA

L’allarme è risuonato intorno alle 11, quando ha trovato un tragico riscontro la svolta nelle indagini maturata giovedì mattina, nel riserbo degli inquirenti. Il colpo di scena è arrivato in modo del tutto casuale, nel momento in cui la telecamera che registra il passaggio dei veicoli all’ingresso dell’area turistica di Piancavallo è stata improvvisamente riaccesa, dopo quattro giorni in cui l’apparecchio non era operativo in quanto sottoposto ad un intervento di manutenzione. O meglio: il software aveva continuato a rilevare le targhe, senza però trasmetterle al sistema operativo. Alla riattivazione del collegamento fra l’apparecchio e la centrale, è scattata l’allerta per il transito della Fiat Grande Punto di Turetta. Gli investigatori si sono insospettiti, in quanto si trattava di un punto decisamente periferico, per il quale Filippo aveva compiuto una deviazione oggettivamente anomala rispetto al successivo rilevamento, accertato verso la diga del Vajont. Per questo sono stati battuti palmo a palmo i 12 chilometri dell’arteria che dal lungolago di Barcis conduce alla vetta del Piancavallo, una strada che nel periodo invernale viene chiusa fino al 15 aprile, in quanto diventa impraticabile a causa del ghiaccio. Raccontano infatti i titolari dell’agriturismo Malga Valli, l’unica attività vicina a Pian delle More: «In questo periodo siamo chiusi, andiamo al locale solo di tanto in tanto. Nei giorni scorsi in giro non c’era praticamente nessuno: i canyon utilizzati dagli appassionati di rafting, attualmente sono in secca. Sapevamo delle ricerche ma mai avremmo immaginato un epilogo simile». 

I RILIEVI

Decisivo è stato il fiuto del cane a una quota di circa 1.000 metri: ancora prima di provare a scendere, in un punto che è particolarmente impervio, l’operatore della Protezione civile ha subito avvisato i Vigili del fuoco e i Carabinieri. La zona è stata completamente interdetta al traffico per un tratto di circa 8 chilometri, in direzione sia di Aviano che di Barcis, in attesa dell’arrivo del pubblico ministero di turno a Pordenone. Sul posto è arrivato pure il medico legale per una prima ispezione esterna del cadavere, in attesa dell’autopsia che sarà effettuata a Padova. Ma si sono protratti a lungo anche i rilievi del Ris di Parma, che contribuiranno a chiarire se la ragazza sia stata gettata nel burrone quando era già morta a causa delle coltellate, o se sia spirata di stenti nel bosco, vestita com’era ancora con la magliettina nera, il maglioncino azzurro e la gonna marrone. Solo al termine delle investigazioni scientifiche, la salma è stata recuperata da una squadra speleo-alpino-fluviale. A papà Gino Cecchettin, già sconvolto da una settimana di fragili speranze e forti timori, è toccato il riconoscimento di Giulia. Per il giorno dei funerali, il governatore Luca Zaia proclamerà il lutto regionale, in aggiunta a quello cittadino indetto a Vigonovo dal sindaco Luca Martello per ieri e oggi.

Ultimo aggiornamento: 5 Dicembre, 10:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA