Troppa gente agli aperitivi: giro di vite, arrivano i vigili

Mercoledì 20 Maggio 2020 di Nicola Munaro
Spritz a Mestre
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VENEZIA Lunedì sera all’ora dell’aperitivo, i luoghi delle movida a Venezia erano una carrellata dei brindisi da fine lockdown. In campo Santa Margherita si sono viste comitive di ragazzi seduti uno in fianco all’altro senza alcuna distanza tra loro, portando le istituzioni a usare il pugno di ferro nei prossimi giorni per evitare che la fine del lockdown si trasformi nel volano di una seconda ondata del virus. «Se si parte così saremo costretti ad aumentare i controlli e dare le multe - spiegava ieri il comandante della polizia locale, Marco Agostini - Dovrebbe esserci una circolazione limitata e invece i bar sono pieni e nelle strade e in laguna sono tornati anche gli incidenti». 
Una situazione stigmatizzata anche dal prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, che lunedì ha camminato per la città per saggiare di persona la situazione scontrandosi con assembramenti e distanze annullate. «Non si può per una volta fare appello alla responsabilità delle persone? - si chiedeva il prefetto - Deve sempre esserci un carabiniere a far rispettare le regole con la minaccia di multe?». Forse, sì. 
MASCHERINA ABBASSATA
È bastata la possibilità di stracciare l’autocertificazione e uscire di casa pur privi di necessità per tornare indietro al maggio di un anno fa, quando il coronavirus era, tutt’al più, una cosa da film di fantascienza. Invece allentata la morsa delle restrizioni, ecco di nuovo tutti assieme con buona pace del distanziamento sociale e delle misure imposte. 
Così infatti si presentava lunedì sera campo Santa Margherita, epicentro della movida nella città d’acqua che attorno alle 23 contava circa 200 persone a festeggiare la fine della clausura dotati di aperitivo. Lì come in fondamenta dei Ormesini e in altri campi. Le mascherine? Presenti sì, ma per la maggiore abbassate sul collo o sotto il mento, quasi fossero un accessorio cult dell’estate 2020, invece di essere il simbolo di un disastro. Così si chiacchierava a volto scoperto, incuranti l’un l’altro della possibilità di far parte della schiera dei positivi asintomatici che rappresentano adesso il vero pericolo. Tra i residenti di campo Santa Margherita, da sempre in lotta con il popolo dello spritz, ieri c’era chi si lamentava raccontando una serata d’altri tempi con assembramenti davanti casa tali da non riuscire ad aprire la porta del proprio palazzo. In campo, poi, a poco servivano le raccomandazioni a rimanere distanti snocciolate dai titolari e dai camerieri dei locali, loro sì attenti a mettere in pratica quella giungla di norme e disposizioni che gli permettevano di tenere aperto: dai tavolini posizionati a distanza, dai guanti, alle mascherine, passando per l’accesso contingentato al bancone. Il problema, però, era fuori.
NON SI SGARRA
E sì che i controlli ci sono stati, anche se la polizia locale ha preferito non intervenire in maniera pesante confidando nel buonsenso dei cittadini. «Ma il buonsenso non c’è stato - tuonava il comandante Agostini - La ripresa è stata del tutto irresponsabile, chi fa così non ha capito nulla di cos’è successo e di che fase stiamo attraversando, come di cosa voglia dire riapertura. Mandano all’aria anche il lavoro dei baristi, impegnati a far rispettare le distanze e le prescrizioni, ma i baristi non sono poliziotti, a un certo punto si devono fermare». 
LE ISTITUZIONI
Così, la riapertura, non se la immaginavano nessuno. 
«Le persone si sono riversate nelle strade quasi per consuetudine - commentava ieri Giorgio D’Este, assessore comunale alla polizia locale - Diventa complessa però se non si presta la giusta attenzione alle misure di sicurezza. Non va per nulla sottovalutata l’emergenza che ancora c’è. Siamo in una fase intermedia dove ci si sta molto affidando al comportamento del cittadino mentre le attività della polizia locale saranno quelle di richiamare all’ordine chi non indossa le mascherine e non mantiene le distanze. Ieri ci sono state troppe segnalazioni speriamo di non dover passare alle sanzioni».
«Ho visto gente seduta ai tavolini, tutti con la mascherina sul collo, nessuno l’aveva su naso e bocca - raccontava il prefetto Zappalorto, descrivendo il suo tour per le calli - La abbassavano per bere ma poi non la risollevavano quando dovevano parlare. Erano fianco a fianco, nessuno che rispettava le misure. Questo ho visto in campo Santa Margherita e in altre parti della città. Le persone - la considerazione - non hanno interiorizzato la lezione. Speriamo bene. Tra quindici giorni vedremo i dati, mi auguro di uscirne. Il pericolo a cui andiamo incontro è che chi si è sacrificato debba tornare a farlo per colpa di chi pensa di essere al di sopra di ogni regola». Aumentare i controlli?.
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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