Mirano. Pannelli solari con l'inganno, ora l'azienda dovrà risarcire 30mila euro

Giovedì 22 Giugno 2023 di Davide Tamiello
Pannelli solari con l'inganno, ora l'azienda dovrà risarcire

MIRANO - Il loro punto di forza era l'acronimo. La sigla della Green Solution Energy, infatti, è "Gse", esattamente come Gse Spa (Gestore servizi energetici), la partecipata del Ministero dell'economia e delle finanze, incaricata per la promozione e lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica, direttamente collegata quindi a Enel. Presentandosi così, gli agenti della ditta con sede a Padova in via Uruguay, si assicuravano la fiducia dei clienti che pensavano di interagire con una società parastatale.

Era solo l'inizio: lì, i clienti venivano agganciati e firmavano un contratto per un finanziamento "a sorpresa" per un impianto dalle prestazioni deludenti rispetto alle premesse. Sono centinaia le famiglie che sono rimaste invischiate in questo meccanismo della società padovana, adesso è arrivata la prima sentenza civile: una famiglia di Mirano, seguita dall'avvocato Andrea Sinigaglia, ha vinto la causa. Potrà, quindi, tenersi l'impianto e avrà diritto al rimborso delle spese legali più il risarcimento delle rate pagate del finanziamento per un totale di circa 30mila euro.

LA RICOSTRUZIONE

La coppia aveva sottoscritto il contratto con la Gse nel 2017 per un accumulatore di energia elettrica (11.900 euro): la venditrice, che si era presentata come una incaricata di Enel, aveva garantito che l'impianto, raccogliendo l'energia prodotta dai pannelli fotovoltaici, avrebbe consentito l'autosufficienza energetica della casa, sarebbe stato in grado di ricaricare un'auto elettrica e di fungere da stabilizzatore della tensione di rete dell'impianto elettrico. Dopo l'installazione, la famiglia miranese si era subito resa conto che le prestazioni erano ben diverse e soprattutto che avevano sottoscritto, a loro insaputa, un finanziamento di 18.240 euro con la Deutsche Bank: l'incaricata di Gse aveva barrato nel modulo di acquisto, senza il consenso degli attori, l'opzione di pagamento a mezzo contratto di finanziamento. Ai due, invece, era stato detto che i costi sarebbero stati ammortizzati da un sistema di incentivi e bonus.

LA SENTENZA

Il tribunale ha accolto integralmente la tesi ricostruttiva, accertando che il contratto di compravendita e quello di finanziamento erano stato sottoscritti grazie a un inganno. Entrambi sono quindi stati dichiarati risolti, riconoscendo il dolo contrattuale. Si tratta della prima sentenza a fronte, appunto, di centinaia di casi in tutta Italia.

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