Mestre. Muore a 61 anni per l'esposizione alle polveri d'amianto, risarcimento alla famiglia di un milione e mezzo di euro

Venerdì 1 Marzo 2024 di Gianluca Amadori
Muore a 61 anni per l'esposizione alle polveri d'amianto, risarcimento alla famiglia di un milione e mezzo di euro

MESTRE - È morto all’età di 61 anni, a causa di mesotelioma pleurico, un tumore conseguente all’esposizione prolungata alle polveri d’amianto esposizione all’amianto. A distanza di quattro anni dal decesso, i familiari di un operaio addetto alla manutenzione di impianti e alla sostituzione dei ferodi dei passaggi a livello, hanno ottenuto dal sezione lavoro del Tribunale di Venezia il diritto ad un risarcimento di circa un milione e mezzo di euro, oltre ad interessi legali, rivalutazione, rimborso del costo della consulenza tecnica di parte e delle spese legali.

IL RISARCIMENTO

La sentenza è stata emessa dalla giudice Chiara Coppetta Calzavara, la quale ha condannato in solido i datori di lavoro: la società Officine Cavalletto srl e Rete Ferroviaria Italiana spa. Oltre al danno da perdita del rapporto parentale sofferto da moglie, madre, figli e fratelli della vittima, è stato riconosciuto agli eredi anche il risarcimento del danno sofferto in vita dal congiunto durante la lunga malattia. L’uomo aveva lavorato a lungo all’interno dello stabilimento Sava di Porto Marghera, occupandosi della manutenzione dei forni, sia in attività di sistemazione della linea ferroviaria: lavori per i quali è stato in contatto e ha inalato considerevoli quantità di polveri d’amianto.

Nel corso della causa i familiari hanno dimostrato che non erano stati adottati sistemi per limitare la diffusione dell’amianto, né dispositivi di protezione dei dipendenti. L’operaio si ammalò nel 2018 e morì due anni più tardi, dopo poco meno di due anni di sofferenze. I legali dei familiari della vittima, gli avvocati Giorgio caldera e Sara Zamboni, hanno quindi citato a giudizio le aziende per le quali l’operaio aveva prestato servizio le quali, assistite dagli avvocati Marco Cappelletto e Marco Tiffi, si sono opposte alla richiesta risarcitoria, negando una responsabilità delle società in quanto accaduto. La sentenza del Tribunale potrà essere impugnata in appello, ma nel frattempo è provvisoriamente esecutiva e, dunque il risarcimento dovrà essere corrisposto.

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