Il caso del condominio “assediato” dai tossicodipendenti

Domenica 7 Febbraio 2021 di Davide Tamiello
Il condominio all'angolo tra via Cappuccina e via Rampa Cavalcavia
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MESTRE - «Signora, non disturbiamo e non lasciamo siringhe, stia tranquilla. Qui ci facciamo di crack». La spiegazione è chiara, ma non è poi così rassicurante. Eppure è quello che si sentono ripetere, da mesi, i residenti del condominio Bandiera, all’angolo tra via Cappuccina e via Rampa Cavalcavia, da quel gruppetto di inquilini indesiderati. Tossicodipendenti conosciuti e rinomati, più volte daspati e sanzionati dalle forze dell’ordine, ma che alla fine tornano sempre in quello che per loro è un punto di riferimento. «Non ne possiamo più - spiegano - è da settembre che va avanti questa storia.

Non siamo neppure liberi di entrare e uscire da casa nostra, se abbiamo ospiti dobbiamo farli accedere da un altro ingresso perché, mi consentirà, non è bello dire loro: “Chiedete a delle persone strafatte di crack di lasciarvi passare”». 


CONDOMINIO STORICO
Gli ingressi sono tre: il civico 161 di via Cappuccina e i civici 9 e 5 di via Rampa Cavalcavia. Un palazzo di pregio, 50 anni fa, di proprietà, in origine, della Cassa di Risparmio. Un palazzo in cui aveva abitato, tanti anni fa, anche il giudice Francesco Saverio Pavone, il pm (scomparso pochi mesi fa a causa del covid) famoso per essere stato il giudice della Mala del Brenta. Negli anni, però, ha vissuto il degrado e i problemi di tutto quell’area. E quindi, anni fa c’era stato il caso dei “barbanera”, i rom romeni che, sotto a quei portici, bivaccavano per ore e ore. Un problema ormai superato da anni, adesso però la questione è un’altra ed è collegata appunto al mondo della droga: a due passi, infatti, c’è via Piave con tutto il suo commercio di cocaina ed eroina al seguito. E i nuovi frequentatori del condominio sono dei clienti assidui. Una parte di responsabilità, però, il palazzo Bandiera ce l’ha. Ed è prettamente strutturale. 


LAVORI IN CORSO
Da mesi, infatti, il condominio è circondato da impalcature e recinzioni. Anche questo edificio, infatti, approfittando del bonus facciate, sta affrontando un radicale restauro. Solo che, di fatto, quelle recinzioni creano una sorta di tunnel tra gli accessi che, probabilmente, fa sentire al sicuro gli sbandati. «Sono sempre gli stessi - racconta uno degli inquilini - li abbiamo fermati più volte per chiedere perché si fermassero proprio qui. Li abbiamo mandati via, ma tornano: alle 17, alle 18, alle 21. Non c’è stato verso, si sono giustificati dicendo che comunque non si stavano iniettando eroina, che non dovevamo preoccuparci e che con il crack non avrebbero creato disturbi. Sarà, ma noi li vediamo lì, con le loro pipe e con la stagnola, non è esattamente un bello spettacolo». 


INTERVENTI RIPETUTI 
La pattuglie di polizia locale e questura sono intervenute più volte. Questi sbandati (un pugno di quattro o cinque persone al massimo) hanno ricevuto il daspo urbano e il foglio di via del questore, sono stati multati più volte, ma sembrano non curarsene. E non è pensabile pretendere un presidio fisso lì per cacciarli ogni volta che si presentano. «Lo sappiamo e ce ne rendiamo conto - concludono i residenti - ma non possiamo accettare che non ci sia una soluzione: paghiamo dai 3.500 ai 5mila euro all’anno di condominio, non è giusto che questi sbandati debbano averla vinta».

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