Il "giardino del buco" vietato ai cittadini: ecco cosa succede in via Cappuccina a Mestre

Sabato 26 Settembre 2020 di Paolo Guidone
Il "giardino del buco" vietato ai cittadini: ecco cosa succede in via Cappuccina a Mestre
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MESTRE - Dai cespugli sbuca fuori un uomo magro ed emaciato, berretto giallo in testa e siringa in mano, che si dirige verso il centro civico. Poco distante da lui un gruppo composto da sei persone è seduto ai piedi dell'albero che sta proprio al centro dell'area verde. Una di loro si alza in piedi, si solleva la t-shirt sgualcita e si buca sulla pancia, incurante dello sguardo dei passanti che, alle 12.30, aspettano l'arrivo del tram a non più di venti metri di distanza. Se c'è un luogo a Mestre dove il degrado portato dallo spaccio e dal consumo di sostanze stupefacenti è particolarmente evidente e sotto gli occhi di tutti questo è quel fazzoletto di verde pubblico situato tra via Cappuccina e via Sernaglia, di fronte all'edificio rosso sede del distretto sanitario e a due passi dal cinema Dante a dal teatro Momo, le cui scalette di emergenza oggi sono usate da chi si deve sedere per bucarsi. 

ALLA LUCE DEL SOLE
Qui il via vai tra chi vende e chi compra eroina, ma anche crack, cocaina e pasticche, è continuo e si svolge a tutte le ore del giorno e della notte. Ci sono gli spacciatori nigeriani, coadiuvati da quelli tunisini e senegalesi con cui hanno avviato un lucroso sodalizio, che si muovono indisturbati, a piedi o in bicicletta, con l'aria di chi è intento a presidiare il proprio territorio, mentre i consumatori di droghe sono in maggioranza sbandati italiani, che si reggono a mala pena in piedi. 

«É una situazione gravissima, qui c'è sempre gente che spaccia e che si droga e si siede anche davanti alla porta del centro civico - spiega Mario, residente nella vicina via Gozzi, attivo nel locale gruppo di controllo di vicinato , ma lo stesso avviene in via Aleardi e in via Cavallotti dove di notte gli spacciatori ti offrono di tutto». 

RASSEGNAZIONE E RABBIA
Lo stato d'animo di chi abita intorno a quello che ormai viene chiamato il giardino del buco oscilla tra la rassegnazione, la rabbia e la paura di chi non vuole essere in alcun modo coinvolto per timore di ritorsioni e si rifiuta persino di permettere di scattare foto di quell'area verde dalle proprie finestre di casa o perfino dall'ufficio: «Lasciate stare, non ce l'abbiamo con voi. Ma abbiamo paura di quella gente quando scendiamo in strada». 

«Quel punto è considerato di passaggio e quindi strategico dagli spacciatori africani che si muovono da via Piave verso via Aleardi e via Fogazzaro spiega un residente che ad agosto ha inviato un esposto alla Polizia locale di via Cappuccina che sta al di là del muretto del parco - per chiedere l'allontanamento dei frequentatori abituali del giardino pubblico ed il taglio delle sue siepi che vengono utilizzate come nascondiglio di refurtiva e di sostanze stupefacenti».

INERMI
«La cosa più incredibile - aggiunge un altro abitante - è che fino a qualche settimana fa gli agenti mandavano via i tossicodipendenti che si bucavano. Ma ora, che sono aumentati di numero, non interviengono più» . «I numerosi appelli ai vigili impotenti davanti al fenomeno non hanno dato risultati sottolinea Anna . La cosa grave è che non ci sia nessun presidio stabile programmato in una zona frequentata da anziani e vicina ai pochi servizi pubblici rimasti nel quartiere. Di fronte, sull'altro lato di via Cappuccina, c'è il Poliambulatorio dell'Ulss. Da quei gradini all'entrata si vede di tutto». «Tre anni fa il sindaco Brugnaro aveva fatto un bellissima campagna pubblicitaria per dire che aveva fatto piazza pulita di drogati e spacciatori ricorda una residente . Il fatto è un problema simile non si risolve con una ramazza una tantum, ma necessita di un lavoro in sinergia tra Forze dellOrdine e servizi sociali e con il coinvolgimento della popolazione residente». 
Ultimo aggiornamento: 27 Settembre, 12:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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