L'orafo Mario Romano spegne 90 candeline: «Da 67 anni nel mio negozio ho visto la storia di Mestre»

Sabato 11 Marzo 2023 di Filomena Spolaor
Mario Romano

MESTRE - A 90 anni l'orafo Mario Romano, proprietario del più longevo negozio di Mestre in via Carducci, dice di essere arrivato "camminando". Nel segno di una tradizione nata in collaborazione con il Gazzettino e viva da 35 anni, che prevede il dono di una fedina di cinque diamanti in oro bianco di taglio brillante alla mamma del primo nato nel comune di Venezia, e prima della pandemia nell'intera provincia.

IL PERCORSO
La gioielleria è aperta a Mestre dal 1957, dopo che Mario Romano si trasferì da Calle dei Fabbri dove il padre, originario di Smirne e trasferitosi da Zara nel 1946, aveva aperto l'attività di oreficeria. Qui Romano aveva imparato il mestiere nel laboratorio del padre e in altri di gioiellieri veneziani. Dopo aver fatto un corso come gemmologo, nel 1989 rinnovando il negozio è nata l'idea di regalare una veretta alla madre del primo nato, come simbolo di speranza per le giovani mamme in anni difficili dal punto di vista lavorativo.
Come è cambiata Mestre? «Quando ho aperto il negozio - racconta - ci conoscevamo tutti, mentre oggi è diverso, mi sento solitario. Una volta ogni persona che inaugurava un'attività commerciale si presentava, diceva che faceva il parrucchiere, il barista, il calzolaio, che aveva il negozio vicino al tuo. Diventavamo amici e ci aiutavamo nelle situazioni di difficoltà».
«Oggi - prosegue - ci sono persone inaffidabili. Prima sapevamo da dove venivamo e dove cercavamo di andare: oggi non c'è questa armonia, e siamo obbligati a difenderci. Non siamo in una democrazia, ma in una dittatura dei delinquenti».
Poi, qualche ricordo della vecchia Mestre «Nel 1957 era una cittadina in cui c'era il bar Italia all'ingresso di piazza Ferretto, all'angolo sotto il portico, e sopra c'era una torre. Al Bar Italia si giocava a biliardo, e ci si intossicava per il fumo. Mi ricordo anche il ristorante Geremia di fronte al Toniolo, mentre accanto dove oggi c'è il bar Americano, salendo dei gradini si entrava in un locale dove un'anziana serviva la trippa condita con il sale. Piazza Ferretto era il nostro ritrovo, eravamo tutti affiancati, si frequentavano i luoghi. Oggi si è più soli di una volta, si stenta a riconoscersi».
«Ci sono tanti negozi vuoti, ma non c'è più il gusto del bello, non si espone più come una volta.

Una donna non gira con la collana in oro, perché ha paura di essere rapinata. Si adoperano gioielli falsi».

IL MESTIERE
L'orafo è un mestiere che ha nel sangue. «Prima - racconta - voleva dire saper lavorare, riconoscere il prodotto da vendere, essere un gemmologo e non fidarsi di chi offriva merce senza sapere cosa proponeva. Oggi il commerciante artigiano non sa cosa significa essere orafo. Ho aperto a Mestre con il pensiero che si sviluppasse più di Venezia. Ho resistito facendo bene il mio lavoro, non pensando di arricchirmi, ma soddisfando le esigenze dei clienti».
Mario Romano parla anche dei giovani. «Io sono cresciuto nel negozio di mio padre e poi sono andato a lavorare in un laboratorio da un collega per imparare l'attività. A 12 anni entravamo in apprendistato, ci piaceva giocare e giocando si imparava. Oggi a 16 anni spesso la mente è intenta a seguire la fidanzata, e non ci si affeziona più al lavoro».
Poi, la fedina data ai primi nati dell'anno, in collaborazione con Il Gazzettino. «Avevo rinnovato il negozio, mi piaceva fare qualcosa a beneficio delle mamme. Sono legato a questa tradizione creata con Giorgio Lago».

Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 11:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci