FIESSO D’ARTICO - Calano gli ordini e scattano i licenziamenti al calzaturificio René Caovilla. La doccia gelata è raccontata dalla Filctem Cgil, che il 7 marzo scorso ha incontrato la direzione aziendale dell'azienda, con la volontà di chiarire l'origine delle lamentele giunte da parte dei dipendenti.
«Nel corso dell’incontro ci è stato comunicato che c’è una flessione negli ordinativi e, di conseguenza questo comporta un esubero di personale. Abbiamo proposto di aprire una Cigo (Cassa integrazione) e di reincontrarci a stretto giro per valutare assieme quali strade percorre per mantenere l’occupazione, dandoci appuntamento nella settimana dal 18/3 al 22/3».
Prima però di arrivare alle date, sempre secondo la ricostruzione della sigla sindacale: «Veniamo a conoscenza che tramite raccomandata l’azienda licenziava con esonero di preavviso alcuni dipendenti». Un atteggiamento che il sindacato rimanda al mittente, ritenendolo ingiusto, soprattutto verso le maestranze che si sono adoperate nel tempo per garantire il successo dell’impresa. Dure la parole di Francesco Mulzer, della Cgil, che non le manda a dire nei confronti del famoso marchio: «Ci chiediamo come un’ azienda che opera nel settore del lusso nel mondo della moda e che dall’ultimo bilancio disponibile dichiara utili superiori a diversi milioni di euro, possa sbarazzarsi in maniera così disinvolta di chi fino a ieri ha contribuito a creare quell’utile».
I SUCCESSI
Il sindacato rimarca i successi raggiunti da Caovilla, riavvolgendo il nastro degli annunci che parlano di utili e ampliamento dei negozi: «Chi non più tardi di due anni fa dichiarava alla stampa l’apertura di due boutique monomarca una in Vietnam e l’altra in Cina e poi ancora per il 2023 in Asia, Medio Oriente e Stati Uniti non è stato in grado o forse non ha voluto intervenire per la salvaguardia delle maestranze ma ha guardato solo al massimo profitto».
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LA BATTAGLIA
Per questo la sigla non ci sta e si dice pronta a dar battaglia: «Come Filctem Cgil di Venezia riteniamo che devono essere ritirate tutte le lettere di licenziamento e deve essere aperto un tavolo negoziale dove trovare i metodi e i modi più opportuni per uscire da questa situazione che non può passare certamente per il licenziamento di una parte delle maestranze. A fronte di tutto questo ci riserviamo di agire con le iniziative e i metodi che riterremo più opportuni per la salvaguardia e la difesa delle lavoratrici e dei lavoratori e dei loro posti di lavoro».