Bar e ristoranti riaprono, ma manca un lavoratore su 5 per servire i clienti

Mercoledì 2 Giugno 2021
Bar e ristoranti riaprono, ma manca un lavoratore su 5 per servire i clienti

VENEZIA - Felici di poter contare un ulteriore passo verso la piena normalità, ma con migliaia di posti di lavoro pagati come conto salato a un anno di Covid. Bar e ristoranti da ieri sono tornati a servire la clientela all'interno. Unici obblighi, distanziamento e mascherine.

La felicità che si respira verso la stagione per molti appena ricominciata, non basta però a cancellare le tracce della crisi accusata dal settore nell'ultimo anno.

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I DATI

In provincia di Venezia, specie nel capoluogo, la pandemia ha infatti giocato all'attività dei servizi di ristorazione il -12,3% degli addetti, scesi di circa 4.564 lavoratori in tutta l'area metropolitana, e ancora più pesante nel capoluogo, che ha pagato la crisi del turismo: qui il calo complessivo dei lavoratori arriva a -2.905 (-17,6%). Questi i numeri con cui la Camera di commercio Venezia Rovigo ha fotografato da marzo 2020 a marzo 2021 l'andamento della filiera solitamente trainata dal costante flusso dei visitatori diretto a Venezia e sulle altre città d'arte o località balneari. In particolare ristoranti e attività di ristorazione mobile, pur crescendo in provincia di 113 localizzazioni durante il periodo esaminato, hanno perso 2.585 addetti, mantenendo segno negativo per bar e altri esercizi simili senza cucina (-1% localizzazioni attive, -15% addetti totali). Si aggravano in proporzione le percentuali nel Comune di Venezia, dove la voce attività dei servizi di ristorazione ha viaggiato tra il -7,7% delle localizzazioni attive e il -26,8% degli addetti totali, ma ancora il -0,1% di bar e altri servizi simili senza cucina e il corrispondente -20,1% di addetti totali, che compete con il -17,3% dei lavoratori di ristoranti e attività di ristorazione mobile in rapporto all'esiguo + 1,7% delle localizzazioni attive.


LA NUOVA RIPARTENZA

Cifre a parte, almeno nel centro storico, le persone ieri non sembravano vedere l'ora di riscoprire la propria routine in caffetteria o di poter prenotare dopo mesi una cena nella propria osteria preferita, e tornare alle consuetudini stravolte. «Dopo la nuova abitudine della consumazione all'esterno, eccoci ancora alle origini commenta Giorgio Rizzo, titolare del Bar Aperol a Rialto - Il gusto, l'aroma del caffè... Non c'è niente da fare, anche per noi dietro al banco, tra servire la tazzina e il bicchiere di carta, c'è un mondo. I clienti ci hanno fatto il callo al packaging da asporto ma solo perché costretti. Tanti sono ancora titubanti. Per ironia nota Giorgio - i turisti sono più ferrati sulle normative e nonostante il primo di giugno cascasse infrasettimanalmente si sono subito ricordati del cambio regole». «Non avevo fatto caso che oggi fosse l'1 confessa Laura appena uscita dalla pasticceria in merceria San Salvador -. Sono vaccinata e con richiamo, non mi preoccupa stare all'interno. Notando la tazzina di porcellana sul banco senza vassoio, e non il solito bicchierino di carta, ho avuto una piacevole sorpresa. Lavoro qui vicino e vengo sempre a fare la pausa con il cane. Finalmente mi godo questo momento senza scappare in ufficio con tutto in mano».


CLIENTI E BARISTI

Anche in Calle Fiubera, il vociale che arriva da Rosa Salva si mescola di nuovo al rumore dello spremiagrumi e del macinacaffè, senza svanire per strada. «Lavoro vicino al ponte de le pignate, questo è il mio punto di riferimento racconta Maria Teresa -. Ho sentito al telegiornale di questo ritorno alla normalità. Rivedere le signore in traversa con cui scambiavo sempre due parole prima di iniziare la giornata è una bella sensazione che con l'asporto avevo perso». Tendenza che confermano anche alla pasticceria Chiusso, angolo di Castello a conduzione familiare. Come lo spritz e la Coca-cola bevuti in plastica piacciono poco, anche per caffè e cappuccino molti rinunciano se costretti al cartone o alla plastica sottolinea il figlio Riccardo - L'unica cosa positiva del take-away è che solleva da molto lavoro. Normalmente sennò uno di noi deve sempre stare fisso in banco a sistemare il piano e fare la lavastoviglie. Riavere via vai davanti alla vetrina delle paste però è tutta un'altra storia». Certo i più increduli e speranzosi rimangono i ristoratori che riapparecchiano le sale interne, spesso le uniche a disposizione, come all'Antico calice in Calle de la Fava, o da Vini da Gigio a Cannaregio. «Gestiamo da 40 anni questa attività e siamo chiusi da tre mesi raccontano i fratelli Paolo e Laura Lazzari, gestori in Calle Stua - Per fortuna ci hanno concesso dei tavoli fuori almeno fino alla fine dell'anno che forse ci aiuteranno a sopportare questo periodo estivo dove saremmo stati sennò molto penalizzati», aggiunge Paolo
Costanza Francesconi.

Ultimo aggiornamento: 16:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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