VENEZIA - L’autopsia conferma la tesi del suicidio. Alexandre Santos De Freitas, il 45enne brasiliano in carcere a Venezia per aver esploso dei mini ordigni in aeroporto, si sarebbe tolto la vita prima del processo per direttissima inghiottendo un tappo di bottiglia e una pallina di calcio balilla. La morte, come stabilito dal medico legale, è avvenuta per soffocamento. L’esame era stato disposto dalla pm Antonia Sartori, sotto la supervisione di un perito nominato dall’avvocato Francesco Schioppa. Non era chiaro, infatti, al momento del ritrovamento del corpo, la causa del decesso visto che non c’erano ferite o lesioni visibili sul corpo. In un primo momento si era pensato alla possibilità di un malore, come spiegato dallo stesso garante dei detenuti Marco Foffano.
De Freitas era stato arrestato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
Fortunatamente i petardi non erano andati a segno e il brasiliano era stato bloccato dai carabinieri che, all’interno dell’auto, con l’ausilio degli artificieri, avevano rinvenuto altri petardi con chiodi e viti, innestati per essere il più dannosi possibili. Alle forze dell’ordine aveva raccontato di essere residente da anni in Italia e di sentirsi perseguitato: per questo motivo aveva deciso di mettere in atto un gesto eclatante per attirare l’attenzione. Dopo l’arresto era in attesa di comparire di fronte alla giudice Claudia Ardita per l’udienza di convalida: con molte probabilità sarebbe poi stato rimesso in libertà in attesa del processo in quanto la pena prevista per i reati contestati non prevede normalmente la custodia in carcere. Ma è morto a Santa Maria Maggiore prima di arrivare in aula.