MESTRE - Fino ad ora c’era stata una sorta di “fair play”, probabilmente anche per evitare sorprese.
LE REAZIONI
Se ieri erano intervenute le associazioni ambientaliste per contestare “l’eccezione di inammissibilità per difetto di legittimazione e di interesse dei ricorrenti” (in pratica, il Tar non ha riconosciuto le associazioni che hanno fatto ricorso, né gli interessi delle persone fisiche ricorrenti), ora è la volta del consigliere regionale del Pd, Andrea Zanoni: «Lo scorso novembre siamo stati condannati per la pessima qualità aria, e siamo adesso sottoposti anche ad un’altra procedura... Pensare di aggiungere un inceneritore in Veneto è una scelta fuori dal tempo. Il Tar non è entrato nel merito delle contestazioni tecniche presentate dai ricorrenti, non prendendo quindi in considerazione documenti e relazioni di medici e scienziati. Ho sempre sostenuto il Comitato, dando una mano con gli accessi agli atti e lo farò per il ricorso in appello che hanno annunciato e che condivido. Facciamo affidamento sui giudici del Consiglio di Stato».
LA SENTENZA
Tuttavia, nelle 17 pagine della sentenza contestata, il Tar rigetta anche le affermazioni degli ambientalisti secondo cui dall’intervento conseguirebbe una “significativa variazione del quadro emissivo già autorizzato” e la “inevitabile dispersione e ricaduta dei fumi in uscita dai camini anche a diversi di km di distanza”. Il Tribunale amministrativo ha infatti fatto proprio lo studio della Regione nell’ambito della Valutazione di impatto ambientale, secondo il quale gli “impatti emissivi significativi” si produrranno solo entro il perimetro dell’area di Ecoprogetto a Fusina “o, al più, nelle immediate vicinanze e non sono, quindi, idonei a raggiungere i fondi di proprietà dei ricorrenti”. Ancora: “In quasi la totalità dei casi il punto massimo delle dispersioni ricade all’interno dell’area operativa della società Ecoprogetto. Solo in un numero molto limitato di casi ricade appena all’esterno delle aree Ecoprogetto, comunque nelle immediate vicinanze, quindi all’interno dell’area operativa industriale”. E infine: “Per far riemergere la presunzione di lesività sarebbe stata necessaria una specifica contestazione dello studio nel suo fondamento tecnico-scientifico, mentre gli argomenti utilizzati si limitano ad affermazioni generiche su una pretesa contraddittorietà ed implausibilità delle valutazioni effettuate, fondate su riferimenti non del tutto pertinenti”. Passaggi che, Consiglio di Stato permettendo, spianerebbero la strada al raddoppio dell’inceneritore. Per questo ora Veritas ed Ecoprogetto hanno intenzione di tirar dritto.