È in cella per i raid di furti tra Veneto e Friuli. «Ma io sono un poliziotto albanese»

Martedì 22 Novembre 2022 di C.A.
Oltre che nel Portogruarese la banda ha colpito anche in provincia di Pordenone
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PORTOGRUARO - «Sono un poliziotto». Così ieri mattina Klisman Nikolli, 27 anni, albanese, si è presentato al giudice incaricato di valutare la legittimità del fermo dei tre sospettati del raid di furti commesso tra il 30 ottobre e il 15 novembre in Veneto e Friuli. Nikolli è stato bloccato dai carabinieri della Compagnia di Portogruaro mentre stava per rientrare in Albania. Nella camera del bed&breakfast di San Stino di Livenza, dove alloggiava assieme ai coindagati Viktor Bilani, 30 anni, e Flor Koca, 35, le valigie erano già pronte.

I tre stavano aspettando una donna della zona che li avrebbe prelevati e accompagnati in aeroporto. Invece, a sorpresa, si sono trovati davanti i militari dell’Arma.


LE CONVALIDE
I tre sono sospettati di 18 tra furti e tentati furti a Portogruaro, Concordia Sagittaria, Musile di Piave e San Michele al Tagliamento. Durante le scorribande, due sono state le incursioni ad Azzano (due tentativi) e altrettante in due abitazioni di Chions, dove sono stati sottratti 2mila euro e, in un’altra casa, 9mila euro e alcuni orologi. Difesi dagli avvocati Ilenia Mehilli del Foro di Roma e Pasquale Crea di Treviso, ieri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il gip Rodolfo Piccin ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Carmelo Barbaro applicando per ognuno dei sospettati la misura cautelare in carcere, provvedimento fondato sul pericolo di fuga e sui gravi indizi riferiti ai cinque furti di cui è già stata recuperata parte della refurtiva. «Valuteremo gli atti dell’indagine - ha commentato l’avvocato Crea - Dopodiché faremo ricorso al Tribunale del Riesame».


I COLPI
La banda, secondo quanto ricostruito dagli investigatori dell’Arma, agiva tra le 17.30 e le 19. È in seguito a un furto commesso a San Michele che viene intercettata una Bmw sospetta, associata ad altri colpi. Una volta individuata la targa, i militari scoprono che aveva come “capolinea” un bed&breakfast, dove Nikolli, Bilani e Koca erano stati registrati regolarmente. È da San Stino che la Bmw si muove ogni giorno e si ferma proprio dove vengono poi denunciati dei furti. I tre sono stati seguiti anche durante un viaggio in Lombardia, prima a Opera e poi a Cinisello Balsamo, località da cui sono rientrati a bordo di una Ford Mondeo intestata a un prestanome, ma in uso a un pregiudicato. Ulteriori accertamenti hanno permesso di scoprire che l’alloggio a San Stino è stato prenotato per un mese da una donna italiana della zona. I tre avrebbe dovuto lasciare la camera a fine novembre.


LA CATTURA
Il 16 novembre un coraggioso residente di Musile di Piave sventa il furto nella propria abitazione e rincorre i ladri. «Erano in due - riferirà ai carabinieri -. Li ho visti salire a bordo di una Mondeo: al posto di guida c’era un terzo uomo». L’indomani la donna che si è occupata dell’alloggio comunica al bed&breakfast che il soggiorno verrà interrotto: i tre sono in partenza. È a quel punto che la Procura di Pordenone delega la perquisizione che permetterà di recuperare 119 monili in oro, tra cui due fedi nuziali con data e nome di una donna, 9 cappellini di baseball, un flessibile e cacciaviti. Scatta il fermo, ma le indagini proseguono per ricostruire i colpi e, soprattutto, restituire alle vittime la refurtiva.

Ultimo aggiornamento: 16:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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