Fiorentina, "vittima" preferita del Venezia: ieri solo l'ultima perla

Martedì 19 Ottobre 2021 di Marco De Lazzari
Zanetti esulta

La vittoria di ieri sera al Penzo (prima del Venezia in casa) evoca dolci ricordi: poco più di tre anni fa, il 21 luglio 2018, era solo un'amichevole di lusso. Ovviamente per il Venezia che, con Stefano Vecchi al timone, sotto il diluvio di Moena si era tolto lo sfizio di battere al 91', grazie ad una botta di Segre, la Fiorentina del suo omonimo collega Pioli, ora alla guida del Milan.
Era la Viola dei gioielli Chiesa-Simeone e di Veretout ipnotizzato dal dischetto da Vicario (come domenica sera dallo juventino Szczesny), ultimo baluardo di un team arancioneroverde che undici mesi dopo sarebbe retrocesso in Serie C perdendo ai rigori i playout con la Salernitana.
Ricordi che, erroneamente, sembrano già di un'altra epoca che lontana non è. Fatto sta, ieri il Venezia è tornato ad ospitare la Fiorentina, vale a dire l'avversaria contro la quale ha vinto più partite in Serie A: nove (tutte con almeno due gol realizzati) delle quali 7 a Sant'Elena, dove i toscani hanno ottenuto 4 dei loro 13 successi contro i lagunari (appena due i pareggi in 92 anni di sfide).

LACRIME
Quelle che i gigliati avevano versato nelle sue più recenti trasferta al Penzo, pagando dazio contro un Venezia come sempre in lotta solo per la salvezza. Non c'è tifoso, ad esempio, che nei giorni scorsi non abbia ripensato al 4-1 che la band di Walter Novellino rifilò agli spaesati viola di Giovanni Trapattoni.
A proposito di lacrime il grande Trap ne ha piante molte da queste parti, quel 14 marzo '99 per colpa di Recoba, per non parlare del 27 ottobre '93 quando ne aveva incassati altrettanti in Coppa Italia con la sua Juve. Anche in quella occasione con una tripletta sul gruppone, firmata da Campilongo come precursore del Chino (supportati da Cerbone il primo, da Miceli il secondo) che con il suo sinistro magico aveva riscritto completamente il destino arancioneroverde. Quel Venezia riuscì a salvarsi in carrozza sfiorando la partecipazione all'Intertoto europeo, impresa non bissata nella Serie A 1999/200 quanto pur la Fiorentina si era dovuta arrendere in malo modo. Il 15 gennaio 2000, infatti, ancora a Trapattoni non bastò rivolgere una preghiera a Sant'Elena né a San Marco: i ragazzi del richiamato Luciano Spalletti si impose per 2-1, con Volpi a battere Toldo e il Re Leone Batistuta a bucare l'austriaco (in)felice Konsel, fino alla zampata al 94' di Superpippo Maniero.
Ma siccome non c'è due senza tre, il Venezia dopo il toccata e fuga in Serie B con Cesare Prandelli in plancia, vinse 2-0 anche nella A 2001/02: dopo il ko dell'andata al Franchi, Zamparini aveva silurato Prandelli a favore di Iachini-Magni, i quali il 10 febbraio 2002 brindarono alle zampate del col Pelusa Magallanes e il solito Maniero. Con buona pace, in quel caso, del tecnico toscano Ottavio Bianchi e di big quali Adriano, Nuno Gomes e del portiere Manninger.

RIVINCITA
Un tris di successi che vendicò quasi interamente un lontanissimo poker di successi consecutivi al Penzo, inanellati dalla Fiorentina tra il 1950 e il 1966. Il tutto, sempre prendendo in considerazione la sola Serie A, dopo aver viaggiato per anni a vuoto alla volta di Sant'Elena. L'isola nell'ancora giovane epoca neroverde, infatti, era rimasta tabù nei primi 5 duelli, tra il 1940 e il 1950 con quattro successi e un pareggio (11 gol fatti e 4 subiti) per il Venezia di un Juan Agostino Alberti spesso in versione spauracchio viola, senza nemmeno il bisogno di iscrivere tra i marcatori Mazzola e Loik.
Il già citato exploit della Fiorentina, invece, fu inaugurato dal 2-1 al Penzo del 1950, seguito da un 1-0, da un 3-0 nel '62 e addirittura da un 6-2 nel '66: denominatore comune delle due goleade toscane le doppiette dell'uomo simbolo Kurt Hamrin, imprendibile ala destra svedese diventato dopo una stagione da 30 presenze e 20 reti nel Padova il bomber viola per eccellenza (151 centri in 289 gare) fino all'avvento di Gabriel Omar Batistuta che lo superò nel 2000. Peraltro, proprio in quel blitz tennistico di 55 anni fa, il Venezia subì la vendetta-gol di Mario Brugnera, l'ala destra nata al Lido e che a 17 anni, ben prima di vincere lo scudetto nel Cagliari di Gigi Riva, era stato snobbato dagli osservatori neroverdi che nel serbatoio lidense del Nettuno avevano pescato invece i suoi fratelli ma non il futuro piccolo Di Stefano.
 

Ultimo aggiornamento: 11:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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