VENEZIA - Uno su mille ce la fa. Lui è proprio quell'uno, gli altri si sono persi per strada: gettati in mare dagli scafisti, morti di stenti durante la fuga, finiti nelle mani di qualche racket o su una strada a prostituirsi, oppure sopravvissuti in una vita ai margini della società. Euglent Plaku, 38 anni, oggi è cittadino italiano, sposato, con un figlio di 15 anni ed abita a Olmo di Martellago (Ve). Si occupa di protezione dei vip, ma chiamarlo guardia del corpo sarebbe molto riduttivo. Semmai è un docente di sicurezza, dato che istruisce i militari delle forze speciali. È un esperto di Krav Maga, metodo di combattimento corpo a corpo usato dagli israeliani. «Le mie armi sono le mani, ma so che non devo usarle», spiega senza mezzi termini.
L'inferno è alle spalle. Ne parla con orgoglio. Ha anche raccontato la sua storia in un libro: "Oltre confine" edito da Biancaevolta. Non sa nemmeno lui quante volte è fuggito dall'Albania. «Credo di essere scappato almeno 16 volte. Ho cominciato nel 1994, quando avevo poco più di 13 anni. Era caduto da poco il regime comunista e tutti cercavano di andarsene. La situazione era disperata, la mia famiglia poverissima, al mio orizzonte vedevo solo greggi di pecore. Non c'era futuro, mentre sapevamo che in Grecia e in Italia c'era una speranza. Quando hai fame e non hai né soldi né un tetto, sei disposto a tutto. Anche a morire nella fuga. È la stessa disperazione che spinge gli africani verso l'Europa».
Il racconto delle fughe è da brividi....
Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 13:18
© RIPRODUZIONE RISERVATA L'inferno è alle spalle. Ne parla con orgoglio. Ha anche raccontato la sua storia in un libro: "Oltre confine" edito da Biancaevolta. Non sa nemmeno lui quante volte è fuggito dall'Albania. «Credo di essere scappato almeno 16 volte. Ho cominciato nel 1994, quando avevo poco più di 13 anni. Era caduto da poco il regime comunista e tutti cercavano di andarsene. La situazione era disperata, la mia famiglia poverissima, al mio orizzonte vedevo solo greggi di pecore. Non c'era futuro, mentre sapevamo che in Grecia e in Italia c'era una speranza. Quando hai fame e non hai né soldi né un tetto, sei disposto a tutto. Anche a morire nella fuga. È la stessa disperazione che spinge gli africani verso l'Europa».
Il racconto delle fughe è da brividi....