Venezia risorge nella solitudine, il documentario malinconico del regista Marco Cervelli

Mercoledì 1 Aprile 2020 di Marta Gasparon
Venezia risorge nella solitudine, il documentario malinconico del regista Marco Cervelli
VENEZIA - I centri storici di Venezia, Roma e Firenze accomunati dalla grande bellezza che li contraddistingue da sempre. Ma in questi giorni ancora più uniti, vicini per il destino toccato loro in sorte. Ed è proprio in un periodo segnato da un'epidemia che entrerà nella storia, che il regista toscano Marco Cervelli ha voluto dar vita ad un documentario che raccontasse tutto questo: il trionfo della meraviglia dei nostri luoghi da un lato, la malinconia e la desolazione del momento che stiamo attraversando dall'altro.

Come era Venezia nei giorni scorsi


IL LAVORO
Resurrezione, il titolo (emblematico) del suo lavoro realizzato con la casa di produzione Fair Play, in collaborazione con l'Istituto Lorenzo de' Medici, a testimonianza del profondo cambiamento che sta toccando le vite di ognuno. Un documentario che scorre sulle note delle musiche inedite del cantautore e compositore veneziano Pino Donaggio. E accompagnato dalla voce dell'attore Sebastiano Somma che propone un sonetto di Shakespeare dedicato alla bellezza che resiste nei luoghi e nella gente. Il filmato le cui riprese veneziane sono state realizzate da Elisabetta Di Sopra e dall'assistente Ilenia Sevegnago si apre su fondamenta dell'Olio, di fronte alla Ca' d'Oro. Immagini accompagnate in sottofondo dal suono delle onde del mare, a cui seguono quelle di altri luoghi simbolici della città lagunare, immortalati di giorno e di notte, rigorosamente deserti. Irriconoscibili tanto sono svuotati, ora, di ciò che più li contraddistingue: il vociare e il viavai continuo dei cittadini e dei turisti nelle strade.

Si vedono poi il sotoportego de Rialto, dove saltano all'occhio le tante saracinesche abbassate; il bacino San Marco con alle spalle il campanile, la Basilica e il Palazzo Ducale avvolti da un cielo grigio che non lascia spazio alla solita vivacità della città; il ponte di Rialto deserto, la cui confusione quotidiana sembra solo un lontano ricordo; e ancora, le acque del Canal Grande piatte come non mai e il ponte di Calatrava vuoto. Il tutto alternato a scene assai simili di altri luoghi simbolo di Roma e Firenze, dove l'unico segnale di vita è dato dalla gente affacciata alle finestre mentre canta e suona. Un lavoro di regia in cui è stata coinvolta una squadra di sei persone e portato avanti nonostante le difficoltà logistiche e la necessità di tutelare la salute di ciascuno.
 
 


«È stato un progetto ideato e realizzato dice Cervelli, spiegando come riprese e montaggio abbiano richiesto qualche giorno senza alcun tipo di preavviso, esattamente com'è stato un po' per tutti ritrovarsi a vivere un momento così. Insieme alla produzione avevo voglia di documentare quello che giorno dopo giorno stava succedendo». Immagini, viene da dire, che rimarranno nella storia, in quanto «testimonianza» viva del periodo. «Aver avuto l'opportunità di poterlo immortalare è qualcosa che ricorderemo. Ripenso al documentario di Zeffirelli dopo l'alluvione a Firenze. Ma l'alluvione, stavolta, sta avvenendo in tutto il mondo».

Un progetto, Resurrezione, visibile su www.vimeo.com. «L'idea di regia continua Cervelli era quella di realizzare immagini il più possibile fluide fra città e città, come a formare un unico grande paese». E in merito alla scelta del titolo aggiunge: «Attraverso la bellezza dei nostri posti, forse, riusciremo a trovare una leva per risorgere. Non appena possibile, tornare alla vita sarà un'esigenza di tutti: dopo desolazione e smarrimento si ha voglia di reagire. Nello sconforto della situazione e nel lutto, è una reazione umana».
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