Direttore di clinica assassinato. «So chi ha ucciso mio marito 40 anni fa: riaprite il caso»

Sabato 9 Gennaio 2021 di Costanza Francesconi
Anna Ponti

VENEZIA «Un delitto chiarissimo eppure insabbiato dalla giustizia. So chi è stato, ma dimostrarlo è quasi impossibile». 


Anna Ponti, novant'anni compiuti il 9 dicembre nella sua casa vicino alla stazione di Santa Lucia, a quel quasi ancora non smette di aggrapparsi. A quarant'anni di distanza dalla morte violenta del marito, il professor Giorgio Montanari, direttore della clinica ostetrico ginecologica del Policlinico universitario di Modena, il colpevole non è ancora stato trovato.

L'assassinio a colpi di pistola avvenuto la sera dell'8 gennaio 1981 è tutt'ora un caso irrisolto. 


Omicidio 40 anni fa

«È un intreccio di connivenze difficilmente spiegabili Anna parla lentamente scavando nei ricordi - tutte però di matrice interna all'ambiente, ne sono certa. Ancor prima che mio marito venisse ucciso già conoscevo le dinamiche della clinica e sapevo quanto lui fosse osteggiato da molti dei colleghi». In prima linea quando in Italia si discuteva la legge sull'aborto, il professor Montanari aveva lasciato che ciascuno dei suoi assistenti e aiutanti esercitasse la libertà di coscienza, motivo per cui «era scomodo sottolinea Anna difendeva i diritti delle donne e tanti all'epoca si sentivano ostacolati dalle sue posizioni moderne e progressiste». Tutti elementi questi, che emersi durante gli interrogatori e raccolti negli innumerevoli fascicoli e faldoni ora accatastati negli archivi, sono poi caduti nel dimenticatoio. Testimonianze che risultano invece schiaccianti alla vedova nella loro evidenza. 


«Era d'intralcio e ingombrante per le partite di potere che si giocavano in clinica. Andava tolto di mezzo, e così è successo». Da quel momento Anna e la figlia Silvia, che successivamente si è ammalata di un tumore spegnendosi cinque anni fa, non si sono date pace. «In punto di morte mia figlia mi ha ribadito come ancora una volta non avessimo ricevuto giustizia. Portandomi dietro anche il suo lutto devo venire a capo di questa, che è una sconfitta della legge». 


Nonostante i decenni trascorsi e la coltre di nubi che nel frattempo è calata rovinosamente sulla vicenda, lei, figlia di quel Giovanni Ponti che fu sindaco nel 1945-46 a Venezia, non demorde. «Ho chiamato il Telefono giallo - trasmissione all'epoca condotta da Corrado Augias ma nulla. Chiunque mettesse le mani sul caso finiva per lasciar perdere, affossando sempre di più l'accaduto. Nel frattempo il mio avvocato è morto, e come lui molte persone amiche che ben conoscevano la situazione e avrebbero potuto aiutare a fare luce». 


Le piste

A scombinare le carte, non sono mancate le diverse piste suggerite agli inquirenti. Una distrazione, ad ascoltare Anna, rispetto all'ipotesi più papabile che lei sostiene fermamente: quella di una esecuzione orchestrata tra le mura della struttura, nonché consumata a pochi passi dallo stabile. «Hanno cercato in tutti i modi di tirare in ballo altre storie, ma ad una ad una sono cadute». Una di queste rimanda alla clinica ostetrica del Policlinico di Messina dove Montanari era stato direttore prima del trasferimento a Modena, un'altra invece avrebbe un movente passionale, riferendosi a una presunta relazione del professore con una sua assistente, di cui oltretutto Anna era a conoscenza. «Chi gli ha sparato lo conosceva, e da allora è rimasto impunito. Ha avuto una protezione dall'interno che gli ha permesso di depistare le indagini fino a farle sospendere». 


Non è stata risolutiva nemmeno l'inchiesta bis di Walter Boni, a quel tempo procuratore della Repubblica, pur tuttavia non mancando ulteriore materiale da rispolverare e con cui darle un seguito. Ed è proprio su questo dossier che grida vendetta che Anna ripone le sue ultime speranze. «Mio marito era uno scienziato ed è morto ammazzato a cinquant'anni. Io ne ho novanta ma sono ancora intenzionata a inchiodare il colpevole». E se non ci fosse tempo a sufficienza perché lei veda compiersi giustizia, «quantomeno il caso non deve, non può, essere archiviato. Tanto più se gli spunti investigativi non mancano. Lo devo a lui e a nostra figlia».

Ultimo aggiornamento: 09:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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